giovedì 29 luglio 2010

Carcere e Cie - Sfuma il terrorismo islamista e si concretizza il lager democratico

MILANO (20 luglio) - Aveva chiesto ai parenti alcune bottiglie di una bevanda “vergina” una nota marca in Tunisia, ma per un errore del traduttore si è fatto due anni e 8 mesi in carcere con l'accusa di terrorismo internazionale e di far parte di un gruppo che inviava martiri e attentatori in Iraq e Afghanistan.

Contro di lui un'intercettazione nella quale secondo gli inquirenti si parlava di una carta d'identità “vergine”, ossia “in bianco”, per falsificarla, mentre la richiesta riguardava una nota bevanda. L'uomo, Hadel Ben S., tunisino di 34 anni, è stato assolto nei giorni scorsi dalla prima Corte d'Assise di Milano, per non aver commesso il fatto, e scarcerato. A raccontare la sua vicenda «tragica e paradossale» è il suo legale, l'avvocato Pasquale Cutolo, il quale sottolinea che ora nei confronti dell'uomo c'è anche un provvedimento di espulsione verso la Tunisia, al momento bloccato dalla Corte di Giustizia Europea.

Il tunisino era finito in carcere il 6 novembre 2007 ed è rimasto recluso fino all'8 luglio scorso, quando è arrivata la sentenza della Corte che ha condannato 15 presunti terroristi e ha assolto 10 persone. «L'elemento più rilevante a suo carico- ha spiegato l'avvocato - come aveva stabilito anche la Cassazione, che gli aveva negato la scarcerazione, era una telefonata». Nell'intercettazione l'uomo, a un certo punto, usava la parola «vergina», che secondo il perito-traduttore significava «vergine», un'espressione che per gli inquirenti indicava una richiesta di carte di identità in bianco.

Nel dibattimento è emerso che il tunisino stava chiedendo ai suoi familiari di spedirgli bottiglie di una nota bevanda. Anche il pm Nicola Piacente aveva chiesto per lui l'assoluzione. Dopo la scarcerazione per l'uomo, clandestino, è arrivato un provvedimento di espulsione del Prefetto di Asti. Ora il tunisino si trova nel Cie di Torino e la Corte di Giustizia Europea, su ricorso dell'avvocato, ha sospeso in via cautelare l'espulsione, per il rischio di torture che imputati o condannati per terrorismo possono subire in Tunisia. «La vicenda umana di questo ragazzo - ha concluso l'avvocato - non ha ancora avuto fine. Nonostante la decisione della Corte di Assise, infatti, quasi tre anni di ingiusta detenzione non sono bastati a scongiurare un'espulsione».

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