domenica 29 novembre 2009

Nuovo Fenix

Torino Sabato 28 Novembre 2009


Come una fenice rinasce dalle sue ceneri... Ecco nascere: Il "Nuovo Fenix"

Ieri pomeriggio un gruppo di anarchici è salito sul tetto dell'ex facoltà di economia e commercio, palazzone di 4 piani, situato in piazza Albarello, nel pieno centro di Torino. Per almeno tre ore un gruppo di digos ed alcuni uomini delle volanti hanno tentato di intralciare le "operazioni d'occupazione". Ma intanto che passava il tempo, i numeri dei solidali, invitati dalla radio e dal giro di sms ad accorrere sotto la palazzina, aumentavano sempre di più, cosi che gli uomini della questura se ne son tornati a casa...
E così è iniziata la festa con un concerto Hip Hop, benefit Inguaiati G8 di Genova che gli occupanti del LOSTILE hanno voluto fare proprio dentro il Nuovo Fenix, per dimostrare la loro solidarietà alla nuova occupazione.
Questa sera, Domenica 29, ore 19:00 Assemblea aperta di gestione Fenix.

A seguire porta qualcosa da bere e da mangiare.

Il Barocchio questa domenica resterà chiuso.

Lunedì 30 Novembre ore 20 al Nuovo Fenix, Cena Chez Osvaldìn, Benefit Inguaiati coon la legge

Fenix Osservatorio Astronomico contro la repressione

venerdì 20 novembre 2009

Comunicato Radio Black Out


Affitti Profitti e Incompatibilità - 19 novembre 2009

Ci spieghino lor signori Assessori, Tecnici, Governanti, Sindaci.

Ci spieghino “l’incompatibilità” con il progetto di riqualifica dell’area che ora ospita Radio Blackout e la sua Associazione.

Ci spieghino come sia possibile che un progetto di riqualifica sponsorizzato da una privata Associazione umanitaria (2009 – 02539/050 HUB MULTICULTURALE VIA CECCHI – FONDAZIONE VODAFONE ITALIA – FONDAZIONE UMANA MENTE) che si dice operante nel sociale, finanziata da uno dei pilastri della comunicazione sia “incompatibile” con il progetto già esistente, vivo e funzionante, da anni inserito nel contesto urbano, di una radio.

Radio Blackout, una radio no profit, volontaria, autogestita, che non gode né di finanziamenti pubblici né privati, ma vive solo dei propri mezzi, del frutto dell’impegno di chi la radio la forma e la fa giorno per giorno, negli eventi pubblici e non. Una radio che vuole dare voce a tutte le lotte sociali, alle minoranze dimenticate e in lotta, a tutti gli scartati dai media tradizionali, dall’indubbiamente manipolata “informazione pubblica”. Pochi peli sulla lingua, molta sostanza, molto realismo, concretezza e cinismo. Per farla breve, diciamo le cose come stanno, senza intermediazioni, senza editori o spinte e strattoni di alcun tipo.

Ce la spieghino “l’incompatibilità”. C’è già un ossimoro nel negare compatibilità tra un mezzo di comunicazione sociale ed una pioggia di denaro per mano di un grande ente operante nella comunicazione.

Ce la descrivano “l’incompatibilità”. A noi pare evidente: o ci sono altri piani su quest’area e su di noi, oppure l’associazione umanitaria di cui sopra non opera realmente secondo quelle che sono sulla carta le sue etichette, i suoi scopi fintamente sociali che consentono le vittorie dei suoi bandi. Lungi da noi negare quell’elemento di pregio durevole, puro, vitale, privo di spese per l’onesto cittadino, che cambieranno il volto al sociale che saranno questi futuri misteriosi HUB. Come dimenticare del resto il successo incalcolabile e gli infiniti introiti (non solo monetari, quanto più in termini di integrazione e arricchimento culturale e sociale) dei centri TO&TU.

Già, come poter negare. Già. Che fine hanno fatto? Chi se ne è accorto?

Ma non ci preoccupiamo di avere risposte, del resto, la realtà è sempre più opinabile.

Facciamo un breve salto nel passato.

1992, Radio Blackout, 17 anni fa, un appartamento di via S.Anselmo, lo sfratto dal privato possessore, la ricollocazione pubblica (inconciliabile per aspetti formali secondo le leggi vigenti ma voluta dalle istituzioni stesse) in un decadente appartamento in zona Crocetta, via Antinori. Anni di burocrazie e carte, incontri e reali incompatibili proposte (mirabolante il proporci di trasferirci a trasmettere a Moncalieri, fuori dal comune, fuori dalla portata del nostro ripetitore, che opera solo su Torino e cintura, ma che non copre per limiti tecnici la zona sud). Anni di trafile, un debito saldato tramite fideiussioni personali per ottenere l’assegnazione dello stabile di via Cecchi, un prestito collettivo a 4 zeri con garanzie personali per proteggere un’idea e la sua realizzazione.

Infine, nel 2009, siamo “incompatibili” con il sociale.

Incompatibili, lo siamo senza aver mai chiesto una sovvenzione (a differenza di molti altri). Senza aver mai ricevuto soldi pubblici cittadini. Il solo sgravio, quello dell’affitto, ricevuto perché compatibile come realtà secondo quelli che sono i canoni che voi stessi avete stabilito. Senza aver mai chiesto soldi e finanziamenti, con oltre 25.000 euro di spese e ore di lavoro non retribuite per rendere agibile un posto che ammuffiva al disuso, un intero cortile ora in balia a macerie varie e alla ruggine del ferro delle economiche installazioni per le olimpiadi. Uno stabile occupato da uffici non più operativi da anni, occupati da due stanchi impiegati che dormivano alle scrivanie, in attesa di ricollocazione. Un posto, che abbiamo colorato e attivato, sede viva e vitale di innumerevoli iniziative aperte al pubblico, aperte al quartiere, senza chiedere soldi in cambio.

Ci spieghino se sono i 15.000 euro risparmiati dal nostro affitto non commerciale a renderci “incompatibili”.

Ci spieghino, chi di dovere, l’incompatibilità nostra nei confronti della vostra non-spesa così come ci spieghino, parlando di cifre, dei 400.000 euro stanziati per il capodanno in piazza che non si farà (c’è la crisi), ma sappiamo tutti benissimo che quei maledetti 400 andranno spesi, nel bene e nel male.

Ci spieghino i fondi elargiti a innumerevoli associazioni (cifre che raggiungono i 5 zeri) che nel concreto fatichiamo a vedere come altrettanto vitali e propositive. Qualcuno si accorge di quel che viene fatto a spese di tutti? Non stiamo parlando di cifre da caffè al bar o pacchetti di sigarette e sinceramente, motivarlo con pezzi di carta chiamati “relazioni” che testimoniano un operato che nel concreto non si vede, risulta difficile motivare tali altisonanti cifre.

Ci spieghino come facciano ad esserci praticamente sempre le stesse scintillanti Luci d’Artista e il loro costo si impenni di anno in anno.

Ci spieghino se è lecito nella Torino Medaglia d’Oro alla Resistenza e nell’Italia antifascista e che ripudia il fascismo, assecondare senza colpo ferire, anzi con interesse e “nessun pregiudizio di sorta” la volontà d’assegnazione di spazi sociali per attività culturali e ricreative, ai giovani di destra; quella stessa destra che tranquillamente esprime cultura e sociale nei comizi di Roberto Fiore (per la cronaca, leader di Forza Nuova emanazione presente della Terza Posizione. Qualcuno ricorda la strage di Bologna, i NAR, il terrorismo di destra e da dove arrivano certi signori?). Nessun problema di “incompatibilità” ci mancherebbe, sarebbe pregiudizio antifascista, vogliamo forse negare la “cultura” di Destra, progetto Zeronove e Casa Pound?

Ci spieghino come dover giudicare il fatto di ricevere notizia della decisione di revocare l’affitto dalla lettura di un sito internet, senza aver ricevuto alcuna comunicazione da parte del comune. O forse dovevamo intendere le interviste e le dichiarazioni di sindaco, assessori e consiglieri sulle varie veline cittadine, nelle quali ci si scagliava contro qualsivoglia realtà antagonista, non ultima Radio Blackout, come comunicazione ufficiale e notifica.

Il clima di sicuro non è quello dei giorni di festa, per quel che ci riguarda.

Non ci cambiano la giornata 2 concerti in piazza gratuiti all’anno offerti dal comune (che prende le offerte dei cittadini), tanto meno le luci di natale, o roboanti progetti di associazione di associazioni mirati ad un solo obbiettivo: consumare soldi già stanziati, coprendo il tutto sotto il velo dell’etica, del sociale, del presunto culturale.

Incompatibile, è portare ai microfoni e dare voce e rumore alle botte date dentro al CIE.

Incompatibile, è permettere di spargere le idee a chi lotta per evitare una tragedia ambientale.

Incompatibile, è far parlare i diretti interessati della distruzione dell’istruzione pubblica, gli studenti.

Incompatibile, è mostrare cosa vuol dire lavorare, sporcandosi le mani, rischiando la vita.

Incompatibile, è gridare razzista e fascista a chi nasconde sotto false bandiere gli stessi ideali.

Incompatibile, è permettere di far vedere a tutti lo stato di degrado della società dorata che viviamo.

Incompatibile, è credere che l’autogestione, sia una forma di gestione e di vita.

In ogni caso, fino all’ultimo respiro, noi non ci fermiamo qui. Poco ma sicuro.

RADIO BLACKOUT, novembre 2009.

Corteo 19/12/09


In risposta ai continui attacchi delle istituzioni e dei media contro tutte le realtà occupate, scendiamo in piazza per dire basta a un regime sempre opprimente e una repressione dilagante, in cui democrazia e libertà si traducono in C.I.E. e militarizzazione delle città. La tanto invocata sicurezza crea un clima di terrore, nel frattempo le persone
continuano a morire: sul lavoro per un ricatto sociale che ci costringe alla sopravvivenza, nelle carceri in condizioni disumane, nelle strade per mano della polizia. in nome del progresso e dell'economia la nostra salute è attaccata ogni giorno da troppe nocività e la nostra mente viene manipolata dai media.

PER LA RIAPPROPRIAZIONE E LA DIFESA DEGLI SPAZI AUTOGESTITI E LA LIBERTA' DI TUTTI GLI INDIVIDUI

case occupate e fermenti liberi attivi

mercoledì 18 novembre 2009

Torino - Centri sociali, si va verso lo sgombero ma con gradualità

Torino 16 Novembre 2009

Hanno deciso
Vogliono sgomberare tutti i posti occupati torinesi.
Lo faranno con gradualità.
Lo hanno deciso questa mattina in prefettura dove le istituzioni si son riunite in quello che si chiama Comitato per l'ordine pubblico e la sicurezza. Si apprende dal TG RAI TRE PIEMONTE delle ore 14:00 che Gli sgomberi li effettueranno in modo graduale, per non creare inutili tensioni in città . Così dicono.
Nessun intervento immediato.Al Consiglio Comunale di Torino è stato chiesto di esprimersi sugli sgomberi dei centri sociali con un ordine del giorno, un atto politico di supporto a ciò che il Comitato per la sicurezza ha deliberato.
In Consiglio Comunale se ne discuterà forse Lunedì prossimo - 23 Novembre 2009.
Ma la destra non concorda con la gradualità: parole di Agostino Ghiglia "Vogliamo lo sgombero dei centri sociali occupati da delinquenti estremisti. Non c'è nessuna possibilità di dialogo. Non va fatta nessuna trattativa. Vanno sgomberati. L'unica cura è la tolleranza zero. Chiamparino obbedisce!

fonte tuttosquat


Pdl e Lega Nord premono per un documento nel quale siano ribaditi rigore e tolleranza zero»


Un altro passo avanti verso lo sgombero dei centri sociali di Torino. Entro due settimane il consiglio comunale preparerà un documento che impegna la Città a ottenere la restituzione degli edifici occupati.
È quanto è stato deciso oggi in Prefettura nell’incontro, coordinato dal prefetto Paolo Padoin, al quale hanno partecipato i responsabili delle forze dell’ordine, il sindaco Sergio Chiamparino, il presidente del consiglio comunale Giuseppe Castronovo e i capigruppo di maggioranza e opposizione nell’assemblea cittadina.

«È stata ribadita - è il commento di Chiamparino - la decisione degli sgomberi per la restituzione al pubblico degli edifici, all’insegna della gradualità, resa necessaria dal contesto ambientale». Una linea ritenuta «troppo prudente» da Pdl e Lega Nord che premono per un documento nel quale siano ribaditi «rigore e tolleranza zero perchè non esiste - dice Agostino Ghiglia, consigliere di An-Pdl - una terza via tra quest’impostazione e chi è contrario alla sgombero».

«Siamo pronti a ritirare il nostro documento - spiega Mario Carossa, capogruppo della Lega Nord - se tutti i gruppi concorreranno a prepararne uno analogo».

«Questo documento del consiglio - aggiunge Daniele Cantore, capogruppo di Fi-Pdl - obbligherà ancora una volta il sindaco a fare i conti con le contraddizioni all’interno della sua maggioranza e siamo sicuri che nel centro sinistra ci saranno delle defezioni».

Intanto, una quindicina di anarchici ha tenuto un presidio, questa mattina a partire da mezzogiorno, di fronte al municipio di Torino, in piazza Palazzo di Città, per protestare contro lo sgombero dell’asilo occupato di via Alessandria, giudicato imminente.

I manifestanti hanno affisso striscioni neri con scritto «Giù le mani dall’asilo» e «L’autogestione non si tocca» e hanno portato impianti audio facendo suonare musica techno ad altissimo volume. «Si vogliono cancellare 14 anni di autogestione e di attiva presenza nel quartiere Porta Palazzo per mascherare le vere magagne di una Torino sull’orlo del collasso - si legge nel volantino che gli autonomi hanno distribuito a tutti i passanti -. La sinistra si appresta a consegnare alla destra fascista una città ’ripulità dei pochi che ancora osavano andare in piazza a smascherare i nuovi fascisti, ormai sempre meno paurosi di mostrarsi in pubblico».

fonte labusiarda

domenica 15 novembre 2009

Torino - Irruzione al Torino Film Festival contro sgomberi

Torino 13 Novembre 2009

Al grido di “giù le mani dalle occupazioni” un centinaio di occupanti dei centri sociali torinesi si sono presentati all’inaugurazione del Torino Film Festival. Prontamente la polizia ha cercato di impedire l’accesso all’ingresso del teatro regio provocando un certo sconcerto tra i presenti che hanno mostrato solidarietà verso i manifestanti. Dopo alcuni momenti di tensione con la celere, una nutrita delegazione di manifestanti è riuscita ad entrare prendendo possesso del palco con gli striscioni sotto gli applausi del pubblico. Applausi che si sono ripetuti non appena terminata la lettura del comunicato unitario dei centri sociali e case occupate di torino.


Comunicato Centri Sociali e Case Occupate Torinesi:

Giù le mani dagli spazi occupati!

Nelle ultime settimane stiamo assistendo a prese di posizione da parte di tutti i partiti politici (in perfetto accordo bipartisan tra destra e sinistra) per sgomberare i centri sociali e le case occupate di Torino.
Dai partiti razzisti come la Lega, passando per il Pdl e arrivando fino al sindaco Chiamparino, la voce è una sola: “Sgomberare gli spazi occupati!” Quasi come se questi spazi fossero “un problema” per questa nostra città e non invece, come crediamo, una sua peculiarità e ricchezza. La frase di Chiamparino: “sono il peggior nemico dei centri sociali” è esemplare per capire il ruolo di capro espiatorio che questi spazi dovrebbero rappresentare per il beneficio esclusivo della casta politica istituzionale. Una politica fallimentare e volta solo alla creazione di eventi mediatici, sempre pronta a farsi bella davanti ad una cittadinanza di cui non vengono nemmeno concepiti i bisogni concreti ed urgenti.

I centri sociali e le case occupate sono spazi liberati da logiche di mercificazione e profitto. Spazi non omologati e non omologabili in cui si vive una socialità altra, frutto dell’autogestione, dell’autorganizzazione e della cooperazione collettiva.
In decenni di presenza gli spazi occupati hanno contribuito ad un arricchimento sociale e culturale della nostra città, liberando spazi attraversati da migliaia e migliaia di giovani, rappresentando un punto di riferimento alternativo alle logiche di mercato. Migliaia di percorsi di vita si sono intrecciati negli spazi occupati, condividendo idee, partecipando collettivamente alle decisioni, creando insomma uno spazio all’interno della società non basato su profitto e alienazione.

Non sono solo le mura dei posti occupati che sono sotto attacco, ma la nostra capacità di essere incisivi nei processi di trasformazione dell’esistente, di stare dentro i movimenti sociali e di creare una socialità altra, non fondata su rapporti economici o gerarchici, ma fatta di condivisione e partecipazione. In un momento in cui la crisi economica e politica pesa su tutti gli aspetti della società, case occupate e centri sociali rappresentano un modello alternativo di vita, di socialità; un modello alternativo di far politica, partendo dal basso, cercando risposte a bisogni e desideri comuni. Questa forza collettiva non è rappresentabile, sopratutto non da una casta di politici corrotti che hanno di mira soltanto la loro riproduzione di casta e il mantenimento dei loro privilegi. Interessati, insomma, alla solo gestione e alla ripetizione sempre uguale del presente con tutto il suo squallore. Alla poltrona dei politicanti contrapponiamo la volontà di cambiamento che nasce dalle esigenze collettive e che si afferma con la forza dei movimenti sociali.

Poco ha da dire il caro podestà Chiamparino. Non sarà di certo lui ad annientare decenni di esperienze di lotta nei territori e quella enorme ricchezza in termini di produzione di conflitto e criticità che queste esperienze portano con sé. Sgomberateci pure: non sarà qualche edificio sequestrato o murato a fermarci; anzi sarà un’occasione in più che ci viene offerta per farci sentire e per far sentire quello che abbiamo da dire, pienamente consci della nostra forza, del radicamento e dell’internità che abbiamo nelle lotte sociali. Gli sgomberi saranno solo l’ennesimo sbaglio di palazzo, regalando a noi ancora una volta più forza e più determinazione. Chiamparino si occupi d’altro, non provi a toccare gli spazi occupati!

E poi, da dove verrebbero i soldi per la “riqualifica” degli spazi occupati? Perché non vengono usati per sistemare le centinaia di spazi vuoti o abbandonati che esistono città? Perché non si utilizzano per far fronte ai dissesti di una crisi che tra poco getterà sul lastrico centinaia di famiglie, a cassa integrazione terminata? Perché non si preoccupano di trovare un tetto a migranti e italiani che non ce la fanno più a sostenere un affitto? Crediamo che una volta di più la Politica sia interessata ad attaccare spazi liberi e liberati con la sola finalità di difendere se stessa da chi gli oppone criticità.

Anche se sono tante le differenze che in questi anni ci hanno contraddistinto, saremo tutti uniti, centri sociali e case occupate, a difendere insieme ogni attacco contro questi spazi comuni, collettivi, liberati.

20 anni di storia non si cancellano con un colpo di spugna!

Centri Sociali & Case Occupate del movimento torinese

giovedì 12 novembre 2009

Torino - Minacce e perquise al Barocchio

Giovedì 12 Novembre 2009

Grugliasco West Coast

Come naturale prosecuzione della campagna diffamatoria contro gli squat torinesi. Le istituzioni fomentano la tensione minacciando di sgombero le case storiche. Oggi Giovedì 12 novembre 2009, attaccano il Barocchio presentandosi in forze -di 16 DIGOS- alle sette del mattino spiegando che non vogliono sgomberare ma devono notificare e perquisire un occupante. La vittima dell'infausta sveglia, dopo la perquisizione ha dovuto seguire la polizia fino alla vicina caserma per la perquisizione dell'auto. La notifica riguardante la perquisizione si rifa ad un'azione notturna dove vi è stato un danneggiamento alla statua dei caduti di Nassiriya . Atto compiuto da ignoti come rapprsaglia in seguito all'assoluzione da parte della corte europea di Strasburgo, del carabiniere Placanica colpevole di aver assassinato Carlo Giuliani. Oggi ricade il sesto anniversario dell'attacco a Nassiriya, si è voluto quindi portare all'onore delle cronache la persecuzione di chi disapprova attivamente il potere e le sue guerre, tramite azioni innocue e dimostrative.

Barocchio Squat


riportiamo l'articolo di repubblica a riguardo il ricordo delle "vittime di Nassirya", 28 agosto 2009

Sfregiato il monumento
ai caduti di Nassirya

C'è anche il gruppo bronzeo dedicato ai caduti di Nassirya tra i monumenti presi di mira la scorsa notte a Torino. Alcune delle statue piazzate in corso IV Novembre, nei pressi del parco di piazza d'Armi, sono state decapitate. Realizzate anche alcune scritte, siglate dalla A cerchiata dei movimenti anarchici, tra cui "CC assassini". Secondo la Digos, che indaga sull'episodio, il gesto è da ricondurre alle stesse persone che nella notte hanno imbrattato muri e monumenti del centro per protestare contro la sentenza della Corte Europea sulla morte di Carlo Giuliani al G8 di Genova.


Fonte!

Parma - 32enne muore dopo una notte in cella


fonte corriere

Giuseppe Saladino era stato fermato dopo aver violato gli arresti domiciliari per un furto di monetine

dal nostro inviato Francesco Alberti

PARMA - Quindici ore in carcere e una folla di perché. Un giovane di 32 anni morto senza che ci sia un apparente motivo. Una madre che accu­sa: «Era sano, me l’hanno ri­dato senza vita». Un’inchie­sta per omicidio colposo con­tro ignoti, per ora. Un carce­re, quello di via Burla a Par­ma, che si ritrova all’improv­viso sotto i riflettori. Troppo presto, ancora, per fare analo­gie con il terribile caso di Ste­fano Cucchi: comunque una bruttissima vicenda, aperta a qualsiasi sviluppo, tutta da decifrare. Giuseppe Saladino aveva 32 anni, non era uno stinco di santo, ma nemmeno un delinquente incallito. Qual­che mese fa, era stato con­dannato a un anno e due mesi di reclusione dopo esse­re stato pizzicato mentre fa­ceva incetta di monetine in alcuni parchimetri del cen­tro storico. Una condanna esemplare, come si dice in questi casi, con l’unica conso­lazione di poterla scontare a casa, agli arresti domiciliari, sotto gli occhi della madre, Rosa Martorano.

Tutto è fila­to liscio fino a venerdì scor­so quando, a metà pomerig­gio, Giuseppe, non renden­dosi forse conto della gravità del gesto, è uscito di casa: di fatto, per il codice penale, si è trattato di una evasione. La sua passeggiata però è stata di breve durata. Sorpre­so da una pattuglia della poli­zia e riconosciuto, è stato im­mediatamente portato nel carcere di via Burla. Addio domiciliari, per lui. Erano le 17 di venerdì quando le por­te del penitenziario si sono chiuse alle sue spalle. Quindi­ci ore dopo, alle 8 di sabato, in casa della madre Rosa è squillato il telefono. All’altro capo del filo c’era il direttore del carcere: voce bassa, tono di circostanza. Racconta la donna ai microfoni di Tv Par­ma: «Il direttore mi ha detto che Giuseppe era morto, che era stata una cosa improvvi­sa, inspiegabile, mi pare ab­bia parlato di un malore. Poi ha aggiunto che aveva volu­to telefonarmi di persona perché aveva preso in simpa­tia il mio ragazzo e perché sa­peva che siamo brave perso­ne... ».

Parole, ovviamente, che non possono bastare a una madre. La donna, infatti, si è im­mediatamente rivolta a un avvocato, deciso a fare luce: «Voglio sapere, voglio che tutto venga chiarito, non può succedere una cosa del genere». Il lavoro del legale Letizia Tonoletti, alla quale si è rivolta Rosa Martorano, parte da un assunto («Il ra­gazzo, quando è entrato in carcere, era sano») e da un in­terrogativo («Cosa è succes­so in quel breve lasso di tem­po?»). Due periti, uno nomi­nato dalla famiglia, l’altro dal sostituto procuratore Ro­berta Licci, avranno il compi­to di risalire alle cause del de­cesso, prima tappa di un per­corso investigativo che pun­ta a ricostruire nei dettagli quelle maledette 15 ore tra­scorse dal giovane nel carce­re di via Burla. L’autopsia è già stata eseguita, i risultati si conosceranno nei prossi­mi giorni.

11 novembre 2009


Bologna - Processo per allucchettamento alla Upim: Assolti gli imputati

Il 13 ottobre scorso c'è stata l'udienza preliminare per decidere l'eventuale rinvio a giudizio e quindi a processo per l'allucchettamento del 12-02-2007 al negozio Upim di via Ugo Bassi a Bologna nell'ambito della campagna AIP.

Gli imputati, 4 attivisti di campagna AIP sono stati denunciati per resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento, dalla direttrice del negozio e dal sovrintendente capo della Digos (Divisione Investigazioni Generali e Operazioni Speciali) di Bologna.

Grazie alla memoria difensiva depositata dagli avvocati, che ha smontato passo a passo i capi di imputazione rendendo palesi le incongruenze tra i capi di imputazione e le dichiarazioni stesse degli ufficiali della Digos in merito all'accaduto, un esempio sopra tutti è in riferimento all'imputazione di resistenza e violenza in quanto lo stesso ufficiale di Polizia nel rapporto di servizio dichiarava che la resistenza era avvenuta in modo passivo e non atta ad offendere,(difficile sarebbe stato il contrario in quanto gli attivisti erano allucchettati con entrambe le braccia a coppie senza nemmeno la possibilità di difendersi), il GIP (Giudice per le indagini preliminari) ha deciso di non rinviare a giudizio e quindi di assolvere gli imputati. In riferimento alle spese processuali gli attivisti in questione stanno raccogliendo fondi per pagare gli avvocati. Ricordiamo che gli attivisti della campagna sono volontari e all'interno dell'organizzazione non vi è alcun stipendiato, di conseguenza chiediamo a chi avesse disponibilità, a contribuire finanziariamente alle spese legali aiutandoci effettuando un bonifico bancario o usando il nostro conto paypal, specificando nella casuale "spese legali Aip Bologna".

COME FARE UNA DONAZIONE?

Web: è possibile fare una donazione on-line facendo un versamento direttamente sul nostro conto PayPal, visitando la pagina web:

http://campagnaaip.net/donazione.html

In posta: usa il conto corrente postale 83835967 intestato a IN DIFESA DEGLI ANIMALI.

In banca: IBAN: IT-83-V-07601-10900-000083835967 , codice intestato a IN DIFESA DEGLI ANIMALI.

CAMPAGNA AIP

Fonte!

Censimento razziale!!!

Personaggi strani i sindaci leghisti. Vi raccontiamo la storia di un novello crociato, uno di quelli che piacerebbero tanto alla bestemmiatrice antislamica Santachè, insomma un leghista doc non tanto diverso dai fascisti più integralisti.

E’ il sindaco di Azzano Decimo, un paese di 15.000 abitanti in provincia di Pordenone, forte di un consenso bulgaro vicino al 70% dei voti e anche segretario provinciale del partito.

Da anni porta vanti una singolare guerra contro gli immigrati ed in particolare contro gli islamici. All’inizio dell’anno ha proposto il divieto di preghiere islamiche in pubblico, superando per originalità i suoi colleghi di partito che si battono per evitare le costruzione delle moschee. Con un colpo di genio creativo era arrivato addirittura ad imporre a tutti i ristoranti locali (anche quelli gestiti dagli immigrati) menu esclusivamente friulani.

Ma ecco l’ultima sortita xenofoba del novello crociato. Il sindaco leghista propone una mozione che dopodomani (12 novembre) sarà discussa nel consiglio comunale di Azzano. La mozione prevede un censimento di tutte le persone islamiche presenti sul territorio comunale.

Attenzione non si tratta di un censimento religioso o di un questionario sugli immigrati ma di una vera e propria schedatura degli islamici.

Nel 1938 con la promulgazione delle leggi razziali fu proposto un censimento simile nei confronti degli ebrei.

Riportiamo quanto prevede la nostra Costituzione all’Articolo 3 “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua , di religione, di opinioni politiche,di condizioni personali e sociali” Quindi questo emendamento oltre ad essere palesemente discriminatorio è in pieno contrasto con quanto stabilisce la Costituzione quindi facilmente impugnabile davanti ad un tribunale amministrativo.

Il bizzarro emulo del Duce forte del consenso dei suoi cittadini ha un’idea molto personale del potere e del rispetto delle leggi. Il Sindaco di Azzano Decimo è in attesa del riscorso contro la sentenza del tribunale di Pordenone che a luglio di questo anno lo ha destituito dall’incarico. Il Sindaco è stato riconosciuto incompatibile con il suo ruolo di Amministratore in quanto aveva presentato un ricorso al Giudice di pace nei confronti del proprio Comune, reo di avergli somministrato una multa attraverso un autovelox posizionato dai suoi vigili urbani. Insomma una macchietta di sindaco che come tutti i leghisti ed i neofascisti di questi giorni cavalca l’odio antislamico per ritagliarsi una fetta di notorietà.

Concludo con un’amara riflessione di Calamandrei sulle colpe di chi aveva sottovalutato le leggi razziali del fascismo:

«Questa è stata la pena più torturante: pensare che le nazioni civili di tutto il mondo, tra le quali la nazione italiana sa di avere il suo posto, abbiano potuto credere davvero che l’Italia, l’Italia del diritto romano e dei glossatori, l’Italia di San Francesco e di Dante, l’Italia del Rinascimento, l’Italia del Vico, dell’Alfieri, del Foscolo e del Carducci avesse potuto rinnegare all’improvviso, per decreto di un dittatore, queste grandi idee di giustizia e di libertà civile, questa tradizione di umanità e di pietà che è la nota più costante e più profonda del nostro carattere; che l’Italia del Beccaria fosse potuta diventare un paese di carnefici e di torturatori, l’Italia del Mazzini un paese di nazionalisti oppressori dell’altrui libertà, l’Italia del Manzoni un paese di sconci razzisti».


Fonte!

venerdì 6 novembre 2009

Torino - Vogliono sgomberare l'Asilo Squat

Lo sgombero dell'Asilo Occupato di Via Alessandria è stato deciso. Non si tratta ormai di sapere più se ma solo quando. Alcune voci dai palazzi del potere affermano si tratti solo di una questione di comodità, se cioè eseguire lo sgombero nelle prossime giornate oppure agire di sorpresa tra qualche settimana, finita la canea mediatica di questi giorni.

Fatto sta che la decisione è stata presa: un altro pezzo di città libera viene sacrificato da Chiamparino per zittire una destra sempre più idrofoba ed assetata di repressione. Repressione che il sindaco ha sempre pubblicamente evocato e sostenuto a sua volta, sia chiaro.

Viene invocato, da entrambi gli schieramenti politici, ed all'unanimità, “il ripristino della legalità”. La stessa legalità che viene bellamente ignorata in Sala Rossa, quando si tratta di intervenire contro il lavoro nero, le case affittate per centinaia di euro ai poveri ed agli stranieri senza alcuno straccio di contratto), il mancato rispetto delle leggi di sicurezza sul lavoro che ogni giorno mietono decine di vittime tra morti e feriti.

Per tutto questo c'è tempo. Invece, quando si tratta di una libera esperienza di autogestione ecco allora che la sete di legalità scatena un'ansia incontenibile tra i potenti che corrono subito ad invocare repressione, arresti e manganellate.

Si vogliono cancellare 14 anni di autogestione a Porta Palazzo per mascherare le vere magagne di una Torino sull'orlo del collasso: disoccupazione crescente, debiti miliardari per la kermesse olimpica, strade e piazze militarizzate per reprimere con la violenza il malcontento sempre più diffuso e dilagante.

Lo sgombero dell'Asilo Occupato si prefigge come uno dei tanti fallimenti di una giunta di sinistra che dopo aver depauperato la città per conto dei padroni delle olimpiadi (gli stessi che prima dominavano le ferriere), ed aver aperto la strada al disastro ecologico del TAV, ora si appresta a voler consegnare alla destra fascista una città “ripulita” dei pochi che ancora osavano andare in piazza a smascherare i nuovi fascisti, ormai sempre meno paurosi di mostrarsi in pubblico.

Fermiamo le fasulle pretese legalitarie di un potere corrotto e nocivo!

Impediamo lo sgombero dell'Asilo Occupato, non permettiamogli di reprimere un'esperienza di autogestione.

Orecchie ed occhi ben aperti per le iniziative di risposta che ci saranno a breve!

Sabato 7 novembre ore 11 assemblea aperta all'asilosquat
ore 13 dal Balon corteo in quartiere

Gli occupanti dell'Asilosquat
Via Alessandria 12

mercoledì 4 novembre 2009

4 novembre 2009, festa delle forze armate. Grazie Ragazzi!


festa forze armate

forze armate festa

Ed un grazie in particolare da Manuel, Renato, Carlo, Edo, Sole, Marcello, Gabriele, Stefano, Diana e non ultimo, Pinelli

Leggi una riflessione sulle forze dell'ordine e il loro operato....


Riflessioni sulle forze dell'ordine

Traendo spunto da un flyer trovato per caso in una delle nuove occupazioni torinesi...

E da ciò che dice vasco rossi.

Non c'è nemmeno bisogno di riflettere troppo in realtà.

fonte vascoforever.it

La vera vita spericolata - intervista Vasco a Polizia Moderna:


"La vera vita spericolata
è quella dei poliziotti"
Intervista di Vasco Rossi alla rivista ufficiale della polizia: "La vera vita spericolata? Quella degli agenti. Mi fermano, ma per chiedermi autografi"

VASCO ROSSI Roma, 15 febbraio 2007 - La vera 'Vita spericolata', piena di rischi quotidiani, è in realtà quella dei poliziotti, con i quali oggi ha un dialogo di stima e affetto. Parola di Vasco Rossi (nella foto). Il cantante ha rilasciato un'intervista a 'Poliziamoderna', la rivista uffficiale della Polizia di Stato, che dedica il numero di febbraio alla tragica morte dell'ispettore capo Filippo Raciti e al fenomeno della violenza negli stadi.

All'intervistatore che gli ricorda come la sua 'vita spericolatà lo abbia portato in passato ad avere qualche 'incontro ravvicinatò con la divisa, Vasco replica: «Beh, veramente quella del poliziotto è una vita spericolata... Mi dispiace che spesso il messaggio di quella canzone (uscita nel 1983, ndr.) sia stato travisato e strumentalizzato per sostenere che inneggiavo al non rispetto delle regole e quant'altro». «Allora avevo 31 anni e desideravo una vita spericolata nel senso di non ordinaria, non piatta o fatta di sole certezze. Ma chi del resto -chiede- quando è giovane non sogna di fare esperienze emozionanti e straordinarie?».

«Problemi con la giustizia li ho avuti e sono noti. Ma ora -spiega Vasco- ho un rapporto splendido con i poliziotti. Adesso se mi fermano è per chiedermi un autografo. Certo qualche multa dalla Stradale l'ho presa, ma neanche tante e solo una per eccesso di velocità di 5 km/h rispetto al limite, per cui niente decurtazione di punti dalla patente. Del resto viaggio in automobile molto meno di prima», aggiunge. Nell'intervista esclusiva, Vasco si racconta sia nella veste privata che pubblica, confessando i suoi sogni da ragazzo, l'incontro con la musica, il suo rapporto 'energizzantè con i giovani e l'importanza di essere padre. La notorietà, comunque, non gli ha fatto perdere di vista la solidarietà. Vasco Rossi ha infatti ultimamente sostenuto il calendario di una onlus che cura i bambini di San Giovanni di Napoli.

tratto da il resto del carlino


E' vero... abbiamo tutti un rapporto splendido con i poliziotti, ci vogliono bene, ci vogliono sicuri nel nostro camminare in strada, nel nostro star tranquilli tra le nostre mura di casa. Se abbiamo problemi ce le offrono loro, ci danno un tetto sulla testa e poi si prendono anche cura di te.

Anche se ogni tanto si confondono...

Insomma ci vogliono bene, per questo ogni tanto ci controllano.

In memoria di Federico Aldrovaldi, Marcello Lonzi, Carlo Giuliani, Edo & Sole e Pinelli.
E tutti quelli uccisi da i servi del potere


Fonte

Spagna - Liberati cervi, sabotati un veicolo e un generatore in memoria di Barry Horne


Alcuni mesi fa siamo venuti a conoscenza che una ditta chiamata Venison Deer (www.venisondeer.com) localizzata a Marugán, Segovia, si dedicava all'allevamento di cervi per venderne i cadaveri a ristoranti e macellerie. Inoltre parte dei cervi erano utilizzati per ripopolare terreni di caccia ed un ospedale di Toledo, come materiale per la sperimentazione.
Noi crediamo che qualsiasi animale con la capacità di soffrire si meriti dei diritti innegabili. Forse il più importante di essi è il diritto a non esser utilizzato come risorsa. Questi cervi venivano sfruttati come risorsa alimentare o risorsa per quelli che si divertono ammazzando o ancora come materiale da laboratorio. Certo, Venison Deer è un esempio di come tutte le forme di sfruttamento animale siano collegate tra di esse e siano tutte ugualmente detestabili.
Dopo diverse settimane di ricerche sulla ditta e numerose visite notturne alla fattoria, la notte del 30 ottobre ci siamo recati nel paese di Marugán per restituire la libertà ai cervi, quella libertà che l'imprenditore specista Javier Martín aveva rubato. Per 3 ore abbiamo tagliato il filo spinato della recinzione, abbiamo sabotato un veicolo 4x4 e il generatore elettrico. Dopo aver tirato giù oltre la meta della recinzione, abbiamo spinto i cervi verso le molteplici vie di fuga. Sappiamo che almeno 50 di essi sono riusciti a riacquistare la libertà e all'alba abbiamo pensato che molti altri si saranno resi conto che non c'era più nessuna recinzione che li impediva di tornare nelle campagne. Comunque, se qualche cervo è rimasto dentro, torneremo per tiralo fuori.
Inquadriamo questa liberazione all'interno delle azioni in memoria del compagno Barry Horne, che ha dato la sua vita il 5 novembre 2001 in uno sciopero della fame per la liberazione animale.

Frente de Liberación Animal