martedì 22 dicembre 2009

[Al] Presidio sotto il carcere per i prigionieri rivoluzionari in lotta

PRESIDIO AL CARCERE DI SAN MICHELE ALESSANDRIA
In solidarietà ai prigionieri rivoluzionari in lotta

La solidarietà è un’arma, ma solo quando si trasforma in benzina da gettare su quei fuochi di rivolta che la repressione vorrebbe vedere spenti.
Sergio

Certo, se di qualcosa hanno paura gli oppressori non sono i nostri ordigni artigianali (alla fin fine su questo campo ci superano), ma delle idee che ci determinano a rompere lo status quo, dell’amore che ci spinge a superare ogni ostacolo e pericolo e ci trasforma in temerari.
Gabriel Pombo Da Silva



Il primo Gennaio è l’ultimo giorno delle giornate di lotta internazionale organizzate in memoria di Mauri e Zoe e di tutti i lottatori sociali caduti in combattimento. In particolare queste giornate, che inizieranno il 20 Dicembre, sono state pensate e volute come momenti di mobilitazione dedicati alla lotta anticarceraria, per dare continuità alle pratiche e alle idee di Mauri, morto il 22 Maggio del 2009 mentre stava portando un attacco dinamitardo alla Gendarmeria Cilena, e di molti e molte altri prigionieri e prigioniere rivoluzionari, compagni e compagne che hanno saputo e sanno trasformare le parole in pratica. In carcere o ristretti 10 prigionieri rivoluzionari, Gabriel (Germania), Marco (Svizzera), Juan Carlos, Francisco, Honorio, Alberto (Spagna), Diego (Argentina), Sergio, Mike ed Evelin (Italia) hanno aderito a queste giornate scegliendo come pratica di lotta lo sciopero della fame. Quello che chiedono da dentro è che la lotta si propaghi e che queste giornate oltre al ricordo contengano anche qualcosa di altro… Per questo crediamo che sia necessario far sentire fortemente, nei mille modi che ognuno ritiene opportuni, vicinanza e solidarietà a questi compagni e compagne che, indipendentemente da tutto e tutti, stanno continuando a lottare per minare alla base questo sistema proseguendo il loro percorso di lotta dall’interno della struttura carceraria. Pensiamo che attraverso un presidio all’esterno di quel muro che ci vorrebbe dividere possiamo contribuire a rafforzare la loro lotta che è anche la nostra e far sentire la nostra rabbia contro questo carcere che rinchiude molti nostri compagni e che insieme a Siano sta diventando l’emblema della politica statale nei confronti dei prigionieri rivoluzionari. Dall’Aprile di quest'anno, infatti, a Siano ed a Alessandria con una direttiva del DAP sono state istituite due sezioni speciali accanto a quelle già esistenti ( fra cui Carinola, Latina, Parma, Macomer, Terni, L’Aquila e Badu e Carros), e sono state inasprite le condizioni detentive del vecchio EIV chiamato ora AS2, accentuando la differenziazione e isolamento dei prigionieri in base all’area politica di provenienza, cosa che nega ai prigionieri la benché minima possibilità di dialogo con i detenuti comuni e con gli appartenenti ad aree non omogenee alla loro, nel tentativo di controllare con più facilità l’area politica di riferimento e di spezzare quell’unione sia dentro che fuori dal carcere che ha sempre favorito lo sviluppo di lotte incisive ed efficaci. Ad Alessandria, nello specifico, la sezione AS2, composta da 7 celle, è chiusa, isolata dal resto del carcere. Gli spazi sono limitati, il campo visivo non supera i dieci metri del corridoio dove peraltro si transita per pochi istanti al giorno, i passeggi sono cubicoli di 7 metri per 5 con pareti altissime sovrastate da reti. Ad accentuare il senso di chiusura e isolamento contribuiscono le bocche di lupo applicate alle finestre che impediscono alla luce del sole di entrare. Questo regime sta diventando ogni giorno più simile al 41bis dove dal 2002 sono rinchiusi anche compagni e compagne rivoluzionari sottoposti ad un totale isolamento. Il 41bis è il punto più alto del sistema repressivo carcerario e chi ci finisce ha solo due modi per uscirne: o il pentimento o la dissociazione. Lo stato intende così annientare l’identità dei prigionieri rivoluzionari. Sta a noi al movimento rivoluzionario creare una solidarietà viva, complice, che sappia darsi gli strumenti necessari affinché i compagni e le compagne siano parte attiva della lotta. Saremo davanti al carcere di Alessandria vicini a Sergio che aderisce allo sciopero, a Leo, ad Alessandro e a tutti i prigionieri e le prigioniere rivoluzionari che continuano a pagare per le loro scelte.

Nel ricordo di Mauri e Zoe caduti in combattimento.
Nel ricordo di Diana e di tutti i compagni e le compagne morti in carcere.

Anarchici e Anarchiche di Via del Cuore


Per non dimenticare la violenza della polizia italiana

Torniamo brevemente, ad una settimana di distanza, su di un particolare dello sgombero de L’Ostile di corso Vercelli. Come ricorderete vi avevamo accennato ad una donna travolta dalla prima carica della Celere durante l’assedio. Buttata a terra e manganellata, colpevole soltanto di essere passata di lì per andare a comprarsi le sigarette. Di più: nessuno delle decine e decine di poliziotti, carabinieri, agenti in borghese, funzionari di questura, vigili urbani e pompieri che affollavano in quel momento la strada si è degnato di darle una mano, di rialzarla o di chiederle come stava, anche se era evidente a tutti che la signora poco c’entrava con lo sgombero e con le proteste in corso. Ci hanno pensato i compagni del presidio, tra una carica e l’altra, a riaccompagnarla a casa e a tranquillizzarla, per quanto questo fosse possibile. Insomma, quella sera la polizia ha fatto assaggiare concretamente le proprie modalità operative non solo ai compagni che si erano radunati là sotto ma anche a quel pezzo di quartiere che - dopo un bel po’ di anni di risacca delle lotte sociali - forse se le era un po’ dimenticate.

Riascoltate il racconto del pestaggio, raccolto in diretta da Radio Blackout

E guardate le foto dei lividi sul corpo della donna, che da qualche giorno stanno circolando in rete:






18/12/2009 - SVIZZERA- Azione rivendicata "ARM"



"Si invita la popolazione a controllare le confezioni di salumi e di carne prima dell’acquisto e del consumo. In presenza di fori o manomissioni delle confezioni, si invita ad astenersi dal consumare il prodotto e ad avvisare i responsabili del negozio. In caso di merce sospetta i responsabili dei negozi sono invitati a contattare la Polizia cantonale." Questo l'invito della polizia cantonale ticinese dopo che stamane alla RSI e alla redazione di Bellinzona del Corriere del Ticino sono giunti due plichi contenenti confezioni di salumi accompagnate da una lettera composta da una sola, inquietante, frase. "Se vi piace la carne mangiatevi questa abbiamo avvelenato diversi campioni di carne in Ticino". La lettera è firmata dall'ARM, Animal Rights Militia. Quella giunta stamane a Comano, era stata spedita da Riva San Vitale. All'interno una vaschetta di coppa preconfezionata in vendita in molti negozi della Svizzera, e una lettera scritta in stampatello. La polizia ha preso in consegna le lettere e le confezioni di carne. Queste ultime sono entrambe risultate essere state manomesse. In particolare riportavano il segno di una foratura, compiuta forse con un ago. Le analisi della carne sono in corso, ma non sarà possibile stabilire a breve se essa sia stata effettivamente contaminata. Naturalmente si può trattare di uno scherzo, o di un'operazione delll'ARM per far parlare di sé. Di fatto però, i due negozi in cui le buste erano state acquistate hanno ritirato l'articolo dalla vendita per precauzione. Non resta che attendere le analisi di laboratorio. Le aziende aumentano i controlli Le aziende del settore alimentare che fanno capo alla DISTI – Distributori ticinesi hanno preso seriamente le minacce odierne. “I normali controlli di qualità e sicurezza nel settore della carne e dei salumi sono stati immediatamente rafforzati”, hanno fatto sapere in un comunicato. “Le confezioni sospette sono poi state ritirate dagli scaffali”. “I controlli continuano – prosegue la nota - e il livello di guardia resterà più elevato almeno fintanto che la polizia e il Dipartimento della sanità e socialità non avranno fornito elementi che permettano di dichiarare il cessato allarme”. Cos'è l'Animal Rights Militia (ARM) Questa sigla è stata usata per la prima volta alla fine del 1982, quando cinque lettere bomba furono spedite all'allora primo ministro britannico Margaret Thatcher. Gli attivisti che si riconoscono in questo movimento sono soliti condurre "azioni dirette" contro le persone che a loro giudizio traggono beneficio dalla sofferenza degli animali. Queste azioni sono state caratterizzate in passato da lettere bomba, incendi dolosi, avvelenamenti e esplicite minacce di morte. Secondo l'Animal Rights Militia, che non può essere considerato un vero e proprio gruppo, i 'cugini' dell'Animal Liberation Front "non si spingono abbastanza in là per difendere gli animali"."

Foto tratta da cdt.ch
Fonte:

Abruzzo - Tanti auguri: Caro Babbo Natale...

Fonte:

Torino - Il secondo grado per la "sorveglianza speciale" ai redattori di "macerie"


Mercoledì 23 dicembre la Corte d’Appello di Torino deciderà se confermarci o meno la “sorveglianza speciale”.

Siamo accusati di batterci contro il razzismo di Stato e per la chiusura dei Centri di identificazione ed espulsione per immigrati senza documenti, con l’aggravante di ostinarci a raccontare – su questo blog, su radio Blackout 105.250, in strada – la storia di questa lotta, i suoi metodi e i suoi risultati, e di lottare anteponendo il nostro senso di giustizia ai limiti imposti dalla Legge. Proprio in un momento in cui per Legge anche l’illusione della libertà e dell’uguaglianza di tutti viene abrogata giorno dopo giorno, emergenza dopo emergenza, pacchetto dopo pacchetto.

Ben sapendo che questa città cammina sempre sul filo dell’esplosione, la Questura si è messa in testa che gente socialmente pericolosa come noi non se ne debba andare troppo in giro, per evitare di far diventare socialmente pericolosi anche altri, per evitare che il pericolo dilaghi. I questurini han chiesto al Tribunale di limitare la nostra libertà, quasi che fossimo un focolaio di influenza da isolare o un principio di incendio da circoscrivere. Tesi tanto lusinghiera nei nostri confronti quanto risibile: ma sta il fatto che il Tribunale ha dato loro retta, e sono quasi due mesi che non possiamo partecipare a manifestazioni, non possiamo uscire di casa di notte, non possiamo frequentarci né frequentare chiunque abbia subìto una condanna, e altro ancora.

“Prevenire è meglio che curare” - avran pensato i giudici quando hanno deciso di serrare, almeno un po’, il chiavistello alle nostre porte. Ma hanno preso una cantonata, una cantonata colossale, e basta scorgere le cronache di questi due mesi per averne la prova. A debordare, ora che siamo “sorvegliati speciali”, sono proprio alcune delle pratiche delle quali - a torto o a ragione - i nostri faldoni sono colmi: dagli attacchi ai propagandisti razzisti alla complicità con le lotte dentro ai Cie, dalle presunte “istigazioni” alla resistenza nei quartieri proletari all’occupazione di stabili abbandonati.

Se, prima della profilassi, le contestazioni ai partiti razzisti coinvolgevano pochi compagni, subito dopo a rovesciare un gazebo della Lega Nord e a cacciare i fascisti ci hanno pensato fino a duecento persone tutte insieme, come è successo in piazza Castello a fine ottobre.

Se, prima della profilassi, le proteste dei reclusi nel Cie di Torino arrivavano a scioperi della fame e atti di autolesionismo, subito dopo quegli stessi hanno cominciato a demolire muri, vetri, arredi e a scontrarsi con le guardie.

Se, prima della profilassi, a portare insieme a noi solidarietà agli immigrati in lotta non c’era poi tanta gente, subito dopo, alla prima occasione, a radunarsi sotto alle mura del Cie per protestare contro l’arresto di tre reclusi ci sono andati in cinquanta, ed hanno pure pensato bene di tirare giù una telecamera di sorveglianza.

Se, prima della profilassi, le proteste in strada contro arresti e sgomberi coinvolgevano poche decine di compagni, ora si stanno allargando, non solo per numero ma anche per determinazione e coinvolgimento sociale. Solo due settimane fa, centocinquanta solidali sono rimasti in strada per difendere dallo sgombero L’Ostile Occupato, e soprattutto, ai balli che ne sono seguiti hanno partecipato anche ragazzi del quartiere e gente sconosciuta: chi preparando uno striscione, chi incendiando cassonetti, chi perlustrando in bicicletta la zona per informare i ribelli degli spostamenti della celere, chi dando consigli tattici. O anche applaudendo ed incoraggiando, o anche solo vivendo la strada in maniera diversa, improvvisando partite di pallone tra una carica e l’altra della polizia.

Piccole cose ancora, ma che prefigurano in miniatura le sommosse di dopodomani, il picco del contagio che tanto maldestramente Questura e Tribunale vorrebbero arginare. Contagio che non parte certo da noi, ma cui abbiamo partecipato e cui partecipiamo ancora, nonostante gli obblighi che ci sono stati imposti e che tra qualche giorno vorrebbero confermarci. Contagio che sta nelle cose e che di giorno in giorno dilaga in mille angoli della città: ora come ora, a Torino, basta avere diciassette anni per dimostrare che si può tenere la testa alta di fronte alla polizia che carica, e venti per suggerire che i responsabili delle nostre miserie possiamo andarceli a cercare a casa loro, senza mediazioni.

Se questi sono i risultati delle attenzioni di questurini e giudici di guardia nei nostri confronti, immaginiamo il loro imbarazzo quando li dovranno illustrare al loro Grande capo. Noi, da parte nostra, al Grande capo ci rivolgiamo direttamente e gli diciamo quel che gli dicevamo in occasione dell’udienza di primo grado: «Il mondo vi sta scoppiando tra le mani, ed è lampante che non sapete che pesci prendere». E continuiamo a dirglielo ridendo, come al solito: sorvegliateci i maroni.

ATTIVISTI SUL TETTO DE LA RINASCENTE

Domenica 20 dicembre lo shopping natalizio nel centro di Firenze si è fermato per un paio di ore. Tutta Piazza della Repubblica, una delle piazze principali del centro storico di questa città, si è ritrovata gremita di persone col naso all’insù, intente a guardare due attivisti di Aip che si erano calati su un tettuccio del palazzo de La Rinascente e che lì sono rimasti per molto, lanciando volantini e gridando slogan.

Usando corde e attrezzature da alpinismo i due sono riusciti a scavalcare la balaustra del bar sull’attico del palazzo e calarsi sul tettuccio sottostante. L’azione non è stata facile, soprattutto per la presenza di camerieri del bar che hanno cercato, anche pericolosamente, di impedirgliela. Dopo un tira e molla gli attivisti e la loro determinazione hanno avuto la meglio sui due camerieri, cominciando così una azione effettuata probabilmente per la prima volta nel movimento italiano.

Una volta sul tetto il programma prevedeva di srotolare un immenso striscione di 10 metri per 5, che avrebbe coperto gran parte della facciata del palazzo, mostrando a tutti che La Rinascente continua a vendere pellicce e ad ingannare tutti gli animalisti e antispecisti. Purtroppo questo non è stato possibile perché l’ingombrante striscione è stato impossibile calarlo ai due sempre a causa dei camerieri e della proprietaria del bar. Dopotutto questa azione aveva dalla sua la difficoltà notevole di dover preparare nodi e calarsi da una terrazza gremita di persone tra clienti e personale.

L’azione ha avuto comunque un suo forte effetto. Quando sono stati lanciati centinaia di volantini tutta la piazza ha capito il motivo della protesta e dal basso si udivano anche le voci e gli slogan dei due attivisti che stavano occupando il tetto del palazzo. Nel frattempo altri attivisti distribuivano volantini nella piazza e parlavano con i curiosi.
In breve tempo sono arrivati polizia municipale, vigili del fuoco, polizia, digos e ambulanze, portando ancora più gente a seguire questa protesta. Il palazzo è stato poi chiuso con un cordone di sicurezza, tenendo quindi lontani i clienti dal negozio, e i pompieri sono saliti con l’autoscala nella convinzione di dover aiutare i nostri attivisti, che invece una volta deciso di fare finire la protesta sono saliti da soli sulla terrazza.

Nel frattempo la direttrice del punto vendita Rinascente di Firenze stava nervosamente sulla terrazza, telefonando ai manager di Milano, evidentemente preoccupati per una azione che ha portato pessima immagine e problemi al loro negozio. Avranno pur notato che tutti media regionali e anche alcuni nazionali hanno riportato la notizia e frasi eloquenti del nostro volantino in cui si spiega di quali menzogne è capace la loro azienda pur di continuare con il profitto.

Noi stiamo ancora aspettando una risposta alle richieste messe in chiaro nell’incontro avuto a Milano nei primi di ottobre. Fino a quel momento non cesseremo di far sapere a tutti che La Rinascente vende ancora morte e si macchia della sofferenza di milioni di animali uccisi dall’industria della pelliccia.

Contro lo Specismo - Per la Liberazione Animale

fonte: Campagna AIP

Torino - Riprendiamo le ostilità

RIPRENDIAMO LE OSTILITA'!!

volantino distribuito al corteo del 19 dicembre a Torino

Spaventati ed insicuri, stanchi ed incattiviti al punto da perdere ogni capacità di comprensione e discernimento. Così ci vorrebbero i padroni dell'economia, perché una popolazione impaurita è una popolazione obbediente e facilmente governabile. L'economia mondiale è sull'orlo della catastrofe, la guerra continua a mietere le sue vittime tra i deboli e gli inermi, il progresso avanza per i privilegi dei soliti pochi mentre per gli altri significa vivere in un inferno di immondizia e cemento. In questo grigiore, stando a sentire la propaganda di regime che in maniera ossessiva e martellante ripete all'infinito i soliti messaggi di odio e discriminazione, dovremmo dare la colpa agli stranieri. Sfogare la propria rabbia e frustrazione sugli ultimi, rubare le briciole dal piatto del proprio vicino è certo una soluzione comoda. Il fatto è che resta una vile illusione, una bugia dalle gambe corte, che serve solo a nascondere le reali cause del malessere diffuso, le ambizioni di politici fascisti e mafiosi, la delirante ossessione per il potere di una cricca di affaristi e farabutti.

A Torino questo clima generalizzato di guerra alla società ha trovato negli ultimi mesi un nuovo capro espiatorio nel movimento delle case occupate e dei centri sociali. Mentre i militari rastrellano le strade a caccia di clandestini, mentre nelle carceri e nelle caserme si continua a morire per mano di poliziotti che evidentemente si sentono fin troppo sicuri della propria posizione sociale, mentre i soldi dei lavoratori vengono investiti in sorveglianza ed armamenti, i razzisti della Lega Nord e del Pdl, con la complicità di una sinistra che assomiglia sempre più alla brutta copia della destra, puntano l'indice contro qualche episodio di attiva resistenza come se il problema della violenza politica fosse riducibile a quella che per una volta ogni tanto sono essi a subire. Siamo indignati da tanta ipocrisia e non ci faremo intimorire, il nostro morale è alto e saremo ancora pronti a rispedire al mittente tutto l'odio e la paura che vorrebbero riversare su di noi. Hanno annunciato gli sgomberi, troveranno barricate!

Da più di vent'anni le occupazioni torinesi sono per tante persone degli spazi in cui è possibile vivere una socialità diversa e alternativa ai rapporti di forza e di sottomissione che regnano in tutte le altre sfere della società, dalla scuola ai luoghi di lavoro, dalla famiglia alle sedi di partito, dalla strada alla televisione. La recente occupazione de l'Ostile in corso Vercelli in appena un mese di vita lo ha dimostrato ancora una volta, diventando subito uno spazio di aggregazione ed autogestione che ha ospitato iniziative di vario genere nel segno della gratuità e della condivisione: dibattiti e riunioni sulle lotte contro i Cie e la militarizzazione, concerti e serate per organizzare la solidarietà nel quartiere e verso i tanti compagni colpiti dalla repressione, cinema e presentazione di libri, una palestra per insegnare l'autodifesa personale, un corso di italiano per i profughi di via Bologna. Tutto questo è stato cancellato ancora una volta dalle manie legalitarie di chi vorrebbe gestire tutto dall'alto, anche a costo di intervenire con la forza bruta della polizia, coinvolgendo gli abitanti della zona in ripetuti lanci di lacrimogeni, picchiando indiscriminatamente perfino una signora del quartiere che passava di là, e riconsegnando ancora una volta lo stabile vuoto ai legittimi padroni che non se ne curano e che se ne fregano dello stato di abbandono del quartiere perché tanto non ci vivono.

Non smetteremo mai di raccontare le infamie di cui si sono resi responsabili gli agenti schierati per lo sgombero, che non contenti di eseguire gli ordini hanno pensato di fare un po' anche di testa loro tagliando le gomme alle auto parcheggiate nei dintorni e cagando e pisciando dentro lo stabile sgomberato. Vogliamo anche ricordare la collaborazione dei pompieri nell'operazione, che hanno obbedito ligiamente alla polizia ed hanno fatto la loro parte spruzzando la pompa dell'acqua contro le casse da cui trasmetteva Radio Blackout, e non da ultimo qualche giornalista che si è sbilanciato in ricostruzioni fantastiche della lunga giornata di assedio, fingendo che il quartiere fosse tutto compatto e solidale con gli sbirri mentre chi c'era sa bene che, a parte qualche caso isolato, in molti modi è stata espressa simpatia e complicità con gli occupanti. Ma il dato veramente importante è che lo sgombero non è stato affatto facile e la polizia si è dovuta misurare per una intera giornata con la determinazione degli occupanti e dei solidali. Quattordici ore di resistenza sul tetto e nella strada. Ogni carica della polizia si è rivelata incapace di disperdere i manifestanti che a più riprese sono tornati indietro ad accerchiare gli sbirri bloccando le strade con cassonetti rovesciati e dati alle fiamme. Un piccolo, piccolissimo pezzo di Atene a Torino.

Nell'immediato futuro ci dobbiamo preparare a fronteggiare una nuova ondata repressiva, della quale gli sgomberi di luoghi relativamente giovani come il Velena Squat, il Fenix3, Ca' Neira e l'Ostile non sono che l'inizio. A Catania è stato recentemente sgomberato il CPO Experia, esistente da 17 anni, a Udine è stato posto sotto sequestro il CSA con ben 22 anni di storia. A Trento lo sgombero dell'Assillo ha comportato cinque avvisi orali, numerosi fogli di via e i domiciliari per tre degli occupanti. Sempre negli ultimi giorni è stato pesantemente caricato un corteo a Bologna, convocato per impedire un concerto nazirock, e conclusosi con l'arresto di altri tre compagni a cui va tutta la nostra solidarietà. Sempre a Torino la magistratura ha messo sotto sorveglianza speciale due compagni individuati come leader di numerose proteste che continuano a crescere, invalidando di fatto le ingenue analisi della Digos. Intanto gli scontri di piazza non si contano più, e in questo clima incandescente non possiamo che rallegrarci delle falle nel sistema di sicurezza del Presidente che in via del tutto eccezionale ha proiettato in mondovisione la propria vulnerabilità. Ora annunciano nuove misure restrittive verso i manifestanti e l'oscuramento dei siti internet più scomodi. L'inizio dei lavori di sondaggio per la realizzazione della Tav in Val di Susa determinerà anch'esso nei prossimi mesi un'accelerazione del conflitto sociale e della resistenza a questo modello di sviluppo rapace e autoritario. Il nostro appello è a non farsi trovare impreparati, a fare uno sforzo ancora maggiore per autorganizzare le forze su cui possiamo contare e a continuare sulla strada dell'agitazione e dell'ostilità.

individualità ostili

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Riportiamo il resoconto della lunga resistenza portata avanti in difesa dell'Ostile....

Torino - La lunga resistenza | Prove di Forza



10-12-2009 giovedi cosa sta succedendo oggi: L'esercito della repressione (la solita polizia, carabinieri,digos ecc) ha sgomberato la ca'neira alle 6.25; alle 6.45 le forze del disordine erano anche sotto l'ostile. Gli ostili sul tetto, i solidali li sotto (un centinaio) con corso vercelli bloccato, fermano l'intervento della grù e vengono caricati una prima volta; ne fa le spese una signora del quartiere uscita per comperare le sigarette: per lei manganellate sulla schiena e alle gambe (alcuni solidali la porteranno in ospedale).

19.00 Nasce una nuova ca'neira che viene sgomberata prima delle 20.00 con ingenti forze, dopo una resistenza sul tetto da parte di alcuni ed incatenamenti a finestre di altri; vengono portati in via Grattoni(in quattro) e rilasciati intorno alle 23.00.

20.00 circa i birri, visto che l'autoscala non è ancora passata, decidono di sgomberare corso vercelli quindi caricano una seconda volta più decisi e con i lacrimogeni, i solidali un po' resistono, poi si disperdono, ma c'è un fermo. Un po' di disordini avvengono in giro.

20.45 Dopo aver cacciato ogni sguardo indiscreto dalla zona, le forze dell'ordine iniziano una prima rappresaglia verso i mezzi dei solidali (tergicristalli strappati e perquisizione) e verso il materiale (impianto audio e minicucina allestita per l'occasione) portato via dall'Amiat, iniziano le operazioni di sgombero.

21.15 gli infami sbirri arrivano sul tetto dell'ostile e portano via 3 dei 6 dell'ostile; poco dopo tireranno giù anche gli altri a forza. La radio parla di cassonetti in fiamme nei dintorni dell'ostile.

21.17 Gli sbirri caricano in piazza crispi ancora più pesantemente con lacrimogeni ad altezza uomo; dopo la carica al presidio il morale è ancora alto la gente affolla ancora piazza crispi e ne blocca l'incrocio; le cariche si susseguono con l'ausilio dei blindati ancora fermi, per ora, e vengono ferite (un dito rotto per una e calci in faccia per l'altro) e fermate due persone. Approfittando della carica una camionetta fugge via dalla scena portando i ragazzi dell'ostile in caserma in via Tirreno.

Alle 22.00 si scioglie il presidio ed apprendiamo che i fermati vengono scortati al Maria Vittoria in seguito alle ferite riportate dopo il pestaggio postcarica, perchè si sa, bisogna sempre scaricare l'adrenalina. Chiedetelo a Stefano Cucchi.

Solidarietà con i fermati e con tutte le occupazioni

Fermenti liberi attivi


fonte macerie

Prove di Forza

La Questura di Torino decide di mostrare i muscoli, e si imbarca nell’ambizioso progetto di effettuare una doppietta: lo sgombero di due case occupate in un colpo solo. Un passo avanti in vista della soluzione finale tanto desiderata dall’asse Chiamparino-Lega-Pdl. Cominciano all’alba, e cominciano dalle più giovani, Cà Neira prima, L’Ostile subito dopo. Ma qui incontrano la prima resistenza della giornata: sei occupanti riescono ad arrimpicarsi sul tetto per non essere sgomberati. Ci rimarranno 15 ore. Da subito cominciano ad accorrere i solidali, che diventeranno più di un centinaio prima di sera, tra compagni e abitanti del quartiere. Una donna porta un lenzuolo e chiede di scriverci “Forza raga’ il quartiere è con voi.” Comunque, la mattina e il primo pomeriggio passano tranquilli. Ci sono i pompieri, ma sono distanti, e sembra che la polizia non voglia forzare più di tanto la situazione. Sperano in una rapida capitolazione degli occupanti, ma si sbagliano.

Nel frattempo, dall’altra parte della città gli sgomberati di Cà Neira occupano l’ex Cinema Zeta vicino a piazza Moncenisio. La polizia arriva in forze e prova subito a sgomberare. Gli occupanti stavolta salgono sul tetto, in quattro, ma dopo un po’ vengono portati in Questura. Saranno denunciati e rilasciati in serata.

Non passa molto tempo, e la polizia tenta lo sgombero anche dell’Ostile. Quando il camion dei pompieri inizia a fare manovra, i solidali cercano di mettersi in mezzo e vengono caricati. Nel parapiglia, ci finisce di mezzo anche una donna sui cinquant’anni che passava di lì. Viene travolta dai celerini, presa a calci e manganellata. La donna, sotto shock, viene soccorsa dai manifestanti e portata al sicuro.

Quando il presidio si dota di un impianto audio che trasmette Radio Blackout, e in particolare una diretta che racconta a tutti l’increscioso incidente della prima carica, la polizia risponde attaccando violentemente il presidio. E qui tutti si danno da fare, i pompieri per primi, che innaffiano l’impianto coi loro idranti e portano via il generatore. La polizia spara diversi lacrimogeni, spingendo il presidio verso sud. Negli scontri, due persone vengono fermate e portate in questura. Anche loro saranno rilasciati in serata. Il presidio arretra e si trasforma in un corteo selvaggio in cui vengono rovesciati e incendiati cassonetti lungo corso Giulio Cesare, corso Novara, piazza Crispi, dove i manifestanti si attestano nuovamente in presidio, fronteggiando la polizia. Lungo il percorso, diversi abitanti del quartiere si uniscono al corteo. Testimoni raccontano ad esempio di un gruppo di ragazzi che esce da un portone, incendia un bidone e scherza coi manifestanti; un gigante africano impartisce lezioni di tattica militare ai compagni prima di unirsi al corteo; un giovane maghrebino dice ai suoi amici che lo invitavano ad andarsene: “No, no! io voglio restare con loro!”

In piazza Crispi la polizia carica altre tre volte, sempre più violentemente, tra lacrimogeni sparati a casaccio (prima lanci troppo lunghi che prendono gruppi di gente che non c’entrava niente, e poi lanci ad “altezza uomo”), cariche, controcariche, petardi, assalti a pompieri di passaggio… alla fine per farla finita i poliziotti caricano direttamente con tre camionette, i famosi “caroselli” che si usavano una volta, fino a quando non si imparò a piantargli un palo tra le ruote… Durante queste cariche tre o quattro compagni vengono pestati duramente e fermati. Due di loro saranno portati in ospedale, una compagna con un braccio ingessato, un compagno con la faccia e il corpo tumefatti.

Contemporaneamente, la polizia riesce a salire sul tetto dell’Ostile e porta via gli occupanti. Anche loro saranno portati in Questura, e rilasciati in serata. Nelle mani della polizia rimangono quindi, a quanto ne sappiamo, i manifestanti fermati in piazza Crispi. Avendoli pestati con violenza, non è da escludere che li arrestino con le solite accuse di resistenza e lesioni.




Torino - Corteo 19 Dicembre Resoconto, audio, foto comunicato

Sabato 19 Dicembre 2009
Ore 16.10
Il corteo, appena partito, ha lasciato la piazza di porta Susa ed ora sta sfilando in corso Principe Eugenio.
I manifestanti sono circa un migliaio, il corteo è blindatissimo ma tranquillo.
Tanti i cori, gli slogan, i petardi.
Ascolta la diretta registrata da Radio Blackout.
l'audio di Radio Blackout

La testa del corteo

Da piazza Sassari a Corso Vercelli Poco prima delle 17.00 il corteo passa in piazza Sassari e poi sfila in corso Emilia fino all'incrocio con corso Vercelli.
La polizia blinda corso Vercelli, timorosa che i manifestanti devino verso L'Ostile sgomberato.
Molti sono gli abitanti del quartiere che guardano il corteo sfilare: alcuni indifferenti o ostili, la maggioranza curiosi e divertiti.

1. In piazza Sassari

2. Il corteo sta per arrivare in corso Vercelli

3. Di fronte al Osservatorio demolito


i commenti

Un redattore di Radio Blackout si intrufola tra i curiosi che all'angolo di Corso Vercelli guardano sfilare il corteo. C'è chi parla della crisi e chi dello sgombero dell'Ostile. Poi torna in radio e racconta.
commenti_cortero_in_radio.mp3


ultime considerazioni dal corteo

Ultimo collegamento dalla piazza, a corteo oramai finito. Un racconto complessivo della giornata, dai numeri agli slogan alle telecamere oscurate.
Da Radioblackout.
considerazionidopocorteo.mp3


Resoconto corteo 19 Comunicato del Barocchio Squat

Nonostante i tentativi di impedire o di emarginare il corteo e l'ennesimo “guasto” a radio Blackout il venerdì prima della manifestazione del sabato, da Porta Susa siamo partiti in più di 1000, diversamente da quello che affermano Stampa (600) e Repubblica(700) che attingono con proverbiale scorrettezza giornalistica da un'unica fonte: la questura.

Pare poi che i giornalisti dei due giornalacci abbiano notato solo cose che possono essere usate contro i manifestanti. Una vetrina interinale e un finestrino di un tram rotti – notizie non verificate, ma di evidente fonte sbirresca – anche se questo è avvenuto a corteo sciolto. Intanto la polizia, che aveva invaso Torino, con mossa provocatoria impediva di defluire da via Rossini e dai Giardini Reali verso il centro, creando ulteriori tensioni. E poi è stato imbrattato un tempio dell'Idiozia, il Mc Donald's, perbacco!

Ma i giornali si contraddicono tra di loro. Entrambi attentissimi alle esigenze dei bottegai dichiarano, uno, che “tutti i negozianti… hanno abbassato le serrande” (La Stampa), la Repubblica invece intervista addirittura quelli che han tenuto aperto, dando però rilievo a chi dice che a Torino “fanno tutti quello che vogliono” insomma c'è troppa libertà.

I nostri “premi Pulitzer” arrivano a lamentarsi persino dei “cartelli ingiuriosi” contro la TAV ed i CIE, entità superiori, care ai padroni, che evidentemente non si possono offendere.

Prima della fine del corteo qualche cronista surgelato dal clima polare se ne va e basta, e qualcuno si abbevera ancora alla fonte poliziesca, magari per telefono. Così La Stampa chiuderà il racconto mestamente “con l'arrivo davanti alla palazzina Fenix, sgomberata 4 anni fa. Una chiusura col botto: un paio di petardi rossi e verdi”. Repubblica invece afferma che di fronte a Fenix in “corso S. Maurizio hanno lanciato bottiglie (?) e fumogeni (?), tentando di appiccare il fuoco alle porte (???)”.

Ognuno esprime la sua cifra di servilismo ai potenti e la ferma condanna per chi si ribella, con un bellissimo piglio democratico. Forse è il massimo che ci può offrire la stampa borghese.

Alla denigrazione ed alle falsità, i giornalisti aggiungono la superficialità, per cui per fare un po' di colore, al fine di attirare l'attenzione del lettore sui fenomeni da linciare, non notano le caratteristiche del corteo ma solo alcuni aspetti che somigliano di più a ciò che già conoscono, agli allestimenti di un corteo istituzionale.

Aggiungiamo allora a ciò che è stato cassato dalla grande stampa un'opera di autocostruzione che nonostante le grandi dimensioni (3m) non è stata vista. Una grande bomba sferica e nera con miccia accesa rossa, che viaggiava su un camion. Da essa si irradiavano le musiche ed i discorsi degli occupanti, infatti conteneva – simbolicamente - i DJ ed il mixer della manifestazione. Sopra c'era scritto AUTOGESTIONE. Era enorme, davanti agli occhi di tutti, ma non l'hanno vista. Hanno invece fatto finta di vedere, senza verificare, tutto quello che gli ha detto la polizia. Bel mestiere il giornalista!

Stavolta mettiamo in evidenza la bestialità della stampa asservita. Ma aggiungiamo un commento.

I potenti della città, quelli a cui si rammenta STATE AGITATI con lo striscione d'apertura, hanno visto sfilare per le strade ed i corsi della città un corteo determinato ed incazzato che rende bene l'idea di cosa potrebbe succedere se lo Stato volesse sradicare con la violenza sbirresca che gli è propria, esperienze radicate da più di 20 anni a Torino, che hanno visto la partecipazione di migliaia di persone di generazioni diverse, come ben si vedeva osservando il corteo.

Ribadiamo che l'AZIONE DIRETTA e l'AUTOGESTIONE – pratiche libertarie – sono incompatibili con il Potere basato sulla delega e la deresponsabilizzazione ed entrano naturalmente in conflitto con esso. Ma che tutti coloro che si vogliono liberi le sosterranno sempre, costi quel che costi.

Gli Squat non erogano servizi carenti nell'apparato statale, non sono dei locali sfigati o delle case sporche, non sono un interessante esperimento, non sono un deprimente laboratorio, non sono uno “strumento per fare politica” ma bensì la nostra vita. Che noi ci concediamo il lusso di vivere praticando l'utopia qui e adesso. Realizzando e condividendo l'impossibile in questo deserto.

10 100 1000 OCCUPAZIONI

OGNI CASA SFITTA SARA' OCCUPATA

OGNI SGOMBERO SARA' UNA BARRICATA

barocchio squat garden west coast per l'anarchia

mercoledì 9 dicembre 2009

Una domenica pomeriggio in Grecia...

Breve resoconto, parziale, di quel che è accaduto il pomeriggio di domenica 6 dicembre 2009 in Grecia:

fonte: http://culmine.noblogs.org/

foto: varie agenzie

Disordini sono scoppiati ad Atene e Salonicco durante il primo giorno dell'anniversario dell'omicidio di Alexis Grigoropoulos con la polizia che ha dimostrato estrema brutalità lasciando due persone gravemente ferite da una carica con le moto ad Atene.

Brutalità della polizia durante le manifestazioni per commemorare il primo anniversario dell'assassinio di Alexandros Grigoropoulos. Oggi c'è stata una operazione di polizia caratterizzata da barbarie e da violenza contro i manifestanti in tutta la Grecia. Sotto gli ordini dei socialisti la violenza della polizia ha lasciato decine di feriti.

Ad Atene la marcia di protesta convocata alle 13:00 a Propilei è stata attaccata dalle forze di polizia anti-sommossa, prima ancora di partire. I manifestanti hanno lottato erigendo barricate di fuoco e costringendo la polizia a ritirarsi con l'utilizzo di pietre. I manifestanti anche occupato la sede rettorale dell'Università di Atene nel Propilei, ammainando la bandiera greca e sostituendola con una bandiera nera. La marcia s'è poi diretta verso piazza Omonia, dove degli scontri hanno avuto luogo e alcuni negozi sono stati distrutti e dati alle fiamme. A piazza Syntagma forze di polizia motorizzate (il team Delta) caricano i manifestanti, lanciando anche delle pietre
contro i compagni. Per via dell'orgia di violenza poliziesca, un membro anziano del Partito Rivoluzionario dei Lavoratori-trotzkista (EEK) è stato segnalato essere in gravi condizioni a causa delle lesioni riportate; gravemente ferita anche un'anziana militante. Al momento sono 60 i manifestanti fermati dopo questa carica.

A Salonicco, il corteo di 3.000 manifestanti è stato caricato dagli agenti anti-sommossa con lacrimogeni e bombe assordanti. Da lì sono iniziati gli scontri. La polizia ha circondato circa 200 manifestanti al di fuori del Ministero di Macedonia e Tracia, ma sono stati liberati dal resto del corteo. La notte precedente, la polizia ha
fatto irruzione nel Politecnico di Salonicco arrestando 8 persone. Secondo fonti di polizia, gli 8 avrebbero attaccato l'Expo internazionale con delle molotov.

A Larissa, il corteo di protesta è stato caricato dalle forze anti-sommossa. Durante gli scontri che ne sono seguiti, sono state distrutte delle telecamere a circuito chiuso, lanciate pietre ed erette barricate.


lunedì 7 dicembre 2009

Concerto in piazza Vittorio contro sgomberi e repressione


VENERDI' 11 DICEMBRE 2009 - ORE 17

Concerto in piazza Vittorio contro sgomberi e repressione

Plastination
Panico
Q.I.F
Gli Aeroplani Cadono
Traminer
Balaclava Helmet

BAR BENEFIT INGUAIATI CON LA LEGGE


Fonte

Ripartiamo da Morini



Domenica 13 dicembre a San Polo d’Enza (Reggio Emilia)

Abbiamo deciso di ritornare all'allevamento Morini dopo diversi anni perché sentiamo il bisogno di fare il punto della situazione. Vogliamo esprimere questa necessità nel modo che è sempre stato la caratteristica della Campagna: con un'iniziativa di lotta. Scendendo nelle strade e nelle piazze per parlare di ciò che sono stati anni di campagna portata avanti dal coordinamento Chiudere Morini e da tante altre situazioni e di ciò che nella lotta contro la vivisezione, ed in maniera più allargata contro lo sfruttamento del Vivente, resta ancora da combattere.

A differenza del passato non abbiamo bisogno di far pressione per chiudere l'allevamento. Anche senza un cartello “chiuso” è da anni praticamente azzerata l'attività di vendita di animali ai laboratori. Collasso derivato dalle numerosissime iniziative della Campagna, dalla liberazione di 99 cani beagles dall'allevamento e dalle tante altre azioni di danneggiamento e sabotaggio, a S.Polo d’Enza e in tutta Italia. Un metodo che funziona e che supportiamo per le sue stesse metodologie: l’attivismo in prima persona, individui che si organizzano senza bisogno di gerarchie spinti da uno stesso sentire, da una stessa tensione. Decisi a lottare partendo dal basso contro gli sfruttatori.

Recentemente la situazione disastrata dell'allevamento ha ricevuto l'ultimo colpo per i troppi debiti, senza avere più il sostegno da quello stesso sistema che in passato l'ha aiutato quando era in difficoltà. Un pignoramento in atto ha messo sotto sequestro alcune proprietà e i centinaia di beagles ancora nell'allevamento. Sono stati messi all'asta giudiziaria, asta momentaneamente sospesa per le forti opposizioni ricevute. Ancora una volta gli animali sono considerati in meri termini monetari alla stregua delle fatiscenti proprietà sequestrate. Animali trattati, una volta ancora, come merci, oggetti da cui trarre profitto. Siamo in piazza anche per dire chiaramente che questi animali adesso devono diventare liberi, tutti, anche i topi e i conigli, senza differenze di specie. Perché è ora di cominciare a superare queste distinzioni dato che la sofferenza e lo sfruttamento non si pongono queste barriere.
Vogliamo che questi animali possano finalmente trovare una sistemazione con chi li considera per ciò che sono: esseri viventi con le proprie necessità.

La nostra iniziativa a S.Polo d’Enza porta con sé anche un’autocritica importante che può servire da stimolo per continuare la lotta.
Siamo riusciti/e a fermare l’allevamento Morini ma non ad essere abbastanza forti da impedire che il “sistema vivisezione” si riorganizzasse trasferendo altrove il mercato dei cani beagles. Da Morini si è spostato verso altri lager: Green Hill, Harlan, Charles River, tutti colossi nell’allevamento di animali per la sperimentazione. La nostra presenza qui vuole essere una tappa di un percorso che non si è mai interrotto.
Invitiamo tutti e tutte coloro che sentono la nostra stessa tensione e necessità a ritornare con noi in piazza, la lotta contro la vivisezione e contro il sistema che la rende possibile non è finita e necessita ancora di tutti/e noi.

Libertà immediata per i beagles e i topi di Morini. Contro la vivisezione e il sistema che la produce e la rende necessaria. Contro ogni sfruttamento.

Coordinamento Chiudere Morini

Appuntamento domenica 13 dicembre - ore 15:30
Parcheggio di Piazza Matteotti
San Polo d’Enza (Reggio Emilia)

venerdì 4 dicembre 2009

Torino - Comunicato Occupazione e sgombero di Fenix



Occupazione di Fenix 3


Sabato 28 novembre 2009, ore 16.30.

Fenix risorge dalle sue ceneri. La luna è quasi piena.
Abbiamo rioccupato Fenix, Fenix al cubo- Fenix cube- Fenix 3 – Siamo appollaiati sul tetto.
Ha trovato un novo covo cubico la Fenice, il mitico uccello di fuoco che diede il via alle occupazioni a Torino (nel lontano 1986, plenilunio d’estate). Questa volta si tratta della facoltà deserta di economia e commercio in piazza Arbarello 8.
Mille volte occupata, mille volte sgomberata la Fenice svolazza sulla città.
Osservatorio astronomico contro la repressione, dalla sua groppa fiammeggiante abbiamo visto e combattuto le nefandezze dell’ingiustizia sociale, sancita da Dio e dalle leggi, attraverso la violenza istituzionalizzata dello stato.
Fenix punto di raccordo, da lei si trovano gli amanti dell’azione diretta e dell’autogestione, gli inadattabili che si permettono la follia di vivere qui e adesso, l’impossibile utopia, assistendo al proprio incendio e al conflitto che genera.
La calamita delle occupazioni è di nuovo incandescente.
Lunga vita all’incontenbile fuoco, all’imprendibile uccello di fuco.
La libertà e il piacere non si spengono.
Viva l’anarchia.

Torino Squatter


Sgombero di Fenix 3

Martedi 2 dicembre 2009.


Ingenti forze poliziesche si sono presentate di buon mattino per sgomberare Fenix3 (ore 6.50).
La vita di questo antico cubo finisce qui. Tre giorni e quattro notti.
Ora le inesorabili leggi del denaro, che videro in questo luogo la propria accademia, relegano di nuovo quest’edificio alla vuotaggine e al silenzio volute dalla speculazione.
E’ un destino comune a 100000 spazzi inutilizzati a Torino a cui corrispondono altrettanti senza casa.
Meraviglie dell’ impero del capitale, capace di spandere infelicità ovunque.
Ma la Fenice presto troverà dove covare.
La calamita delle occupazioni è di nuvo incandescente, c’è scritto nel comunicato dell’occupazione. E i signori del potere se ne renderanno conto. Fenix3 è stata la seconda occupazione in un mese.
Ce ne saranno altre.
La Fenice rinasce dalle sue ceneri.

Torino Squatter.

CONTESTIAMO L'INAUGURAZIONE DEL TRENO FRECCIA ROSSA



Contestiamo l'inaugurazione del treno freccia rossa Dopo l'incontro di ieri sera, presso il Coord dei Comitati NoTav si è deciso che :

SABATO 5 DICEMBRE 2009
_ORE 12:00_


Ci troveremo davanti all'entrata centrale di Torino PN con il Comitato dei pendolari ed il resto del movimento Notav per contestare l'inaugurazione del treno Freccia Rossa dove interverranno le massime rappresentanze istituzionali, fra i quali Berlusconi e Sergio Chiamparino, l'ultras del Tav. Appuntamento Ore 12:00, atrio centrale della stazione di Torino Porta Nuova.

Fate girare, voce, email, sms, faxxx NoTav!

Blocchiamo i carotaggi!