lunedì 19 ottobre 2009

Roma - Volantino distribuito al corteo nazionale antirazzista di sabato 17/10/09

TEMPI S(I)CURI: STORIE DI AL-LODO-LE E SPECCHIETTI

Con la recente approvazione del pacchetto sicurezza le ronde razziste sono una realtà, l’immigrazione clandestina è un reato e i rastrellamenti polizieschi sono all’ordine del giorno. Nei Centri di Identificazione ed Espulsione (C.I.E., ex C.P.T.), in cui si può finire per il semplice fatto di essere stranieri e non necessari ad ingrossare le fila degli sfruttati, il periodo di “permanenza” è stato allungato da due a sei mesi. In queste iscariche umane della democrazia, gestite dalle forze dell’ordine con la complicità attiva di associazioni paramilitari come la Croce Rossa Italiana (presente nel C.I.E. di Ponte Galeria a Roma e in molti altri CIE), e cure negate, gli stupri e i ricatti sessuali, le morti, la repressione violenta delle rivolte e l’indifferenza verso gesti disperati di chi, lì dentro, sente di non aver più nulla da perdere, rappresentano la quotidiana banalità di questi lager. Questo panorama terrificante, ormai prassi consolidata, dovrebbe muovere ad una reazione attiva non solo gli antiautoritari ed anticapitalisti (perché di effetti dell'evoluzione autoritaria dello sfruttamento capitalista si sta parlando), ma chiunque non si senta disposto a barattare ogni minimo residuo di libertà con il distorto miraggio della vita “sicura”, propagandato dalla politica istituzionale. Eppure la coscienza e la sensibilità dei più sembra ormai rassegnata a riporre ogni speranza di riscatto nella magistratura e negli organi di controllo democratico, come unico scudo contro le prepotenze di una classe dirigente corrotta e incapace.

Ma la stessa magistratura a cui si plaude per essersi pronunciata contro Berlusconi è quella che ha condannato in appello, con pene tra i 6 anni e mezzo e i 15 di carcere, dieci degli imputati per gli scontri del G8 del 2001 a Genova. Quella magistratura che, soffermandoci solo sul G8 genovese, ha assolto i vertici della polizia che avevano ordinato le brutali cariche di piazza, il massacro della scuola Diaz e le torture nella caserma di Bolzaneto, condonando allo stesso tempo le pene ai servi in divisa che eseguirono quegli ordini con le proprie mani. Quella stessa magistratura che, come Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (?!), ha definito “legittima difesa” l’esecuzione di Carlo Giuliani. In quei giorni migliaia di persone hanno preso di mira i simboli del capitalismo (attacchi alla proprietà per cui oggi in dieci si ritrovano a dover scontare pene da omicidio) e si sono difese con determinazione dalla mattanza a cielo aperto messa in atto dai corpi di polizia; mentre altrettanti, e anche di più, si erano recati a Genova con l’illusione di poter manifestare le proprie idee protette unicamente dallo scudo della “democrazia”. La malafede di alcuni personaggi ha voluto far credere che se questa illusione si è infranta sui manganelli, gli anfibi e i proiettili dei celerini, è solo per colpa di pochi provocatori violenti vestiti di nero. Ma le ossa rotte di chi alla Diaz è stato aggredito nel sonno, o di chi è finito nella caserma degli orrori di Bolzaneto in seguito a rastrellamenti sommari, ci dicono chiaramente il contrario. Ovvero che la democrazia, una volta dimessa la maschera dei diritti, mostra la propria natura nuda e cruda di potere repressivo violento, e che di fronte a ciò il fare della non-violenza e della non-reazione un valore non fermerà mai chi della violenza detiene il monopolio. Nei momenti in cui la pacificazione sociale va in crisi è proprio colpendo indiscriminatamente che il potere tenta di porre un deterrente alle potenziali spinte verso la ribellione e il cambiamento.

Oggi nel mirino ci sono i migranti inutili al mercato del lavoro, chi occupa case, chi contesta il capitalismo e l’ autorità dello stato autogestendo la propria vita e le proprie lotte, ma in un domani non troppo lontano anche la protesta contro qualsiasi decisione imposta sulle nostre teste dalle istituzioni si troverà ad affrontare la democrazia vestita delle divise e le armi dei suoi corpi militari. E noi? Aspettiamo il magistrato che chiuderà i C.I.E., il parlamento che donerà la cittadinanza universale, il TAR che fermerà la costruzione di inceneritori e centrali nucleari cancerogene, il tribunale che processerà i criminali delle guerre umanitarie? Forse un giorno leggeremo in un “Libro nero della democrazia” gli orrori quotidiani a cui oggi pensiamo di non poterci opporre, e diremo anche: “noi lo sapevamo…”

LA LIBERTÀ NON SI SENTENZIA, SI
CONQUISTA!


Anarchici e anarchiche

Roma, 17/10/2009


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