lunedì 22 marzo 2010

Presidio itinerante antirazzista

Presidio antirazzista in piazza vittorio, striscioni e volantinaggio, gazebo e musica.
Poi mini-corteo tra i portici di via po, striscioni ben visibili sulla strada, ancora musica e diversi interventi col megafono.
Durante il presidio in piazza vittorio è transitato il corteo del popolo viola


Rivolto al corteo viola in transito un volantino distribuito:

NEI C.I.E. LA POLIZIA STUPRA E POI DEPORTA MOBILITIAMOCI CONTRO L’ESPULSIONE DI JOY!

Nel luglio 2009 Joy, una ragazza nigeriana, vittima di tratta, rinchiusa nel centro di identificazione ed espulsione di via Corelli a Milano, subisce un tentativo di stupro da parte dell'ispettore capo di polizia Vittorio Addesso. La sua determinazione e quella della sua compagna di stanza, Hellen, riescono ad allontanare l'uomo.

In agosto scoppia una rivolta nel CIE, a cui partecipano tutti i detenuti. Vengono arrestati nove uomini e cinque donne. Tra queste anche Joy ed Hellen. Durante il processo Joy con l’aiuto dei compagni di reclusione denuncia il tentato stupro subito, chiamando in causa un esponente della Croce Rossa di Milano come testimone, il quale però nega di avere visto il fatto.

Dopo 6 mesi di carcere Joy viene nottetempo riportata in un CIE, quello di Modena, e di qui il 15 marzo viene spostata a quello di Ponte Galeria a Roma, insieme a molte altre donne nigeriane tra cui Hellen. Il 16 marzo il console nigeriano entra nel CIE per identificare alcune delle detenute che arrivano dalla Nigeria: per loro si prepara la deportazione.

Già da giorni giravano voci riguardo alle pressioni da parte della questura di Milano perché Joy venisse espulsa. Pur di proteggere Vittorio Addesso, i suoi colleghi hanno agito nelle maniere più vili, come anche il 25 novembre scorso quando, manganelli alla mano, hanno più volte caricato un presidio di donne che volantinavano alla stazione Cadorna di Milano per denunciare che i CIE sono luoghi di tortura per tutti i reclusi, e che se i reclusi sono donne tortura vuole dire anche abusi sessuali da parte dei guardiani.

Oggi la questura spinge per l'espulsione di Joy e con lei si libera anche di quella fastidiosa denuncia che porterebbe alla luce una delle nefandezze che ogni giorno avvengono, con l'avallo e la complicità di polizia e Croce Rossa, in questi moderni lager per immigrati chiamati CIE.

La forza che hanno dimostrato Hellen e Joy fa paura perché è la forza che smaschera la verità di quello che accade dentro le mura di quei lager per migranti. Gli aguzzini che li controllano si adoperano per impedire che questo precedente apra un varco o una breccia in quelle mura.

Che nessuno/a ci venga più a dire che in Italia ci sono leggi contro la violenza sessuale e lo stalking e che è necessario denunciare. Chiunque ancora lo pensa, da oggi in poi si ricordi bene questo: le forze dell'ordine hanno licenza di stuprare, anche grazie alle coperture di cui godono (Croce Rossa in questo caso) e grazie a un apparato istituzionale connivente.

FACCIAMO PRESSIONI PER SCONGIURARE L’ESPULSIONE DI JOY! CONTATTA L’AMBASCIATA NIGERIANA A ROMA:

via Orazio 14 - Email: nigerian.rome@iol.it – Telefono 06.683931











Torino, 20 marzo, piazza Vittorio. Due blindati, qualche auto e un nugolo di digos erano il comitato d’accoglienza predisposto dalla questura per gli antirazzisti che si sono dati appuntamento per il punto info itinerante promosso dagli anarchici della FAI torinese per le vie del centro.

Un’occasione per raccontare a chi passava e, non di rado, si fermava la vicenda degli antirazzisti torinesi accusati di associazione a delinquere per aver contestato e contrastato attivamente le politiche razziste. Un grande striscione con la scritta “Ci chiamano delinquenti… siamo antirazzisti!”, accanto a “Né CIE, né frontiere. Ribellarsi e giusto” è stato appeso ai muri.

Al momento di partire per il giro in via Po è stato aperto uno striscione con la scritta “Solidali con Joy. Uno sbirro la stupra, lo Stato la deporta”. Joy è la ragazza nigeriana che vogliono espellere per far calare il sipario sul tentato stupro di cui è stata vittima nel CIE di Milano in agosto. Alcuni poliziotti nel leggere lo striscione hanno fatto commenti che la dicono lunga su questi tutori del disordine statale. Le donne che reggevano lo striscione hanno gridato forte “Contro il razzismo e la sua violenza, ora e sempre resistenza!”

Gli Ubac con la loro musica occitana hanno partecipato ad un lungo pomeriggio di informazione e lotta.

In via Po un gruppo è rimasto unito, altri si sono sparpagliati volantinando, parlando al megafono, discutendo con i passanti. Una passeggiata un po’ disordinata, cui hanno partecipato anche alcuni No Tav con le loro bandiere, mescolando le esperienze, in un percorso, che spesso in questi lunghi mesi vede, gli uni accanto agli altri quelli che resistono alla barbarie.

Negli interventi ampio spazio ha avuto l’inchiesta contro gli antirazzisti del PM Padalino, il racconto della vicenda di Joy, le storie dei braccianti ribelli di Rosarno, sfruttati, sparati, picchiati dai padroni degli agrumeti e poi deportati dalla polizia. Ma non solo. Proprio ieri un quotidiano cittadino narrava della Torino delle leggi razziali, dei tempi che gli studenti ebrei venivano cacciati dalle scuole. Tempi, che, ci dicono, non torneranno. Solo pochi vedono che il passato è tornato da un pezzo: le quote del 30% di stranieri nelle scuole, i bimbi dei “clandestini” esclusi dagli asili sono il segno di questo nostro presente.

Un presente di fronte al quale non si può tacere, perché il silenzio è complicità.

Contro il razzismo di Stato non basta la testimonianza, non basta l’indignazione. Bisogna mettersi in mezzo: contrastare retate e deportazioni, rifiutare ronde e militari in strada, sostenere chi lotta nei CIE, chi sciopera contro la schiavitù legale, chi cerca di scavalcare i muri e buttare giù le barriere.

Se un giorno qualcuno ci chiederà dov’eravamo quando deportavano la gente, quando davano la caccia agli schiavi nelle campagne, quando uomini e donne morivano in mare e nei cantieri, quando i caporali stringevano le catene al collo di qualcuno, quando un uomo in divisa stuprava una ragazza nel CIE, vorremmo poter rispondere che eravamo lì, con gli altri, a resistere alla barbarie. Anche se un giudice ci chiamerà delinquenti, perché sappiamo bene che i delinquenti, quelli veri, siedono sui banchi del governo e nei consigli di amministrazione delle aziende.

Se non ora quando? Se non io, chi per me?

Per info e contatti:

Federazione Anarchica - Torino

Corso Palermo 46 – ogni giovedì dalle 21

338 6594361

fai_to@inrete.it




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