lunedì 3 agosto 2009

MORIRE A 22 anni appena compiuti




LUDOVICO POLETTO, PIOSSASCO (TO) - Alla mamma aveva scritto una lettera drammatica: «Qui in carcere mi ammazzano di botte». «Mi riempiono di psicofarmaci». «Mi ricattano», «Sto male». Ieri lo hanno trovato senza vita riverso per terra, con una bomboletta di gas in mano, in un bagno del carcere di Marassi, a Genova. E adesso, la madre si rigira tra le mani quella lettera tremenda, mentre grida le sue accuse e il suo dolore.

Manuel Eliantonio, 22 anni, originario di Piossaco, è morto l’altra mattina nella struttura penitenziaria dov’era rinchiuso da quasi cinque mesi. Ucciso, dicono al Marassi, dal gas butano respirato da una bomboletta di gas da campeggio. Suicidio? «Forse un incidente», lasciano intendere dalla casa circondariale. Spiegando che il butano è spesso adoperato come droga dai detenuti.

Ma la madre di Manuel, Maria, urla: «Mio figlio lo hanno ammazzato. Lo hanno pestato a sangue e lo hanno stordito con psicofarmaci. Lo hanno ucciso, e stanno cercando di coprire tutto». Mostra l’ultima – nonché l’unica – lettera che il figlio le ha inviato dal carcere dov’era rinchiuso per una condanna a 5 mesi e dieci giorni. «Una storia da niente, resistenza a pubblico ufficiale», dice lei.

L’ultimo scritto di Manuel sono due paginette strappate da un quaderno a quadretti su cui c’è lo spaccato di una vita d’inferno. «Cara mamma, qui mi ammazzano di botte almeno una volta alla settimana. Adesso ho soltanto un occhio nero, ma di solito…». E ancora: «Mi riempiono di psicofarmaci. Quelli che riesco non li ingoio e appena posso li sputo. Ma se non li prendo mi ricattano con le lettere che devo fare». E ancora: «Sai, mi tengono in isolamento quattro giorni alla settimana, mangio poco e niente, sto male».

La notizia della morte di suo figlio, Maria l’ha avuta ieri mattina. (25/07/08, nde) Una telefonata dal carcere e l’annuncio: «Manuel è spirato stanotte». Disperata, è partita subito per Genova. In tarda serata è di nuovo a casa, dalla figlia più piccola. Ha gli occhi gonfi per tutte le lacrime che ha pianto, è stanca, disperata e distrutta. «Voglio andare fino in fondo a questa storia. Mio figlio era malato. Non avrebbe dovuto assumere psicofarmaci. Doveva essere curato, non sedato. Avrebbero dovuto portarlo in ospedale se stava male, non abbandonarlo in una cella, solo».

In quell’unica lettera ricevuta dal figlio, mamma Maria legge la disperazione di un ragazzo troppo a lungo maltrattato. «Doveva essere scarcerato il 5 agosto», racconta. «Quando la lettera è arrivata gli ho subito risposto con un telegramma: “Resisti, figlio mio. Resisti, è quasi finita”. Speravo di rivederlo tra qualche giorno, invece è arrivata soltanto quella maledetta telefonata da Marassi».

Il verbale della polizia penitenziaria racconta che Manuel si sarebbe stordito con il butano di una bomboletta adoperata per un fornelletto da campo che aveva in cella. Prassi assai abituale per detenuti con problemi di tossicodipendenza. Ma qualcosa è andato storto, l’intossicazione gli è stata fatale. Per chiarire i contorni di questa morte la Procura della repubblica ha già aperto un’inchiesta. Ci sarà un’autopsia, che dovrebbe chiarire tutti i dubbi. Anche quelli sollevati da mamma Maria.

Fonte: la Stampa

Perché?

Perché? E’ la domanda a cui dal 25 luglio dello scorso anno Maria, mamma di Manuel Eliantonio, morto a 22 anni nel carcere Marassi di Genova, chiede una risposta. Nonostante sia passato quasi un anno, a Maria non è dato ancora conoscere le cause che hanno portato al decesso di suo figlio. “A 10 mesi dalla sua morte – scrive sul suo blog – non mi è dato di sapere chi ha reso il corpo di mio figlio irriconoscibile, su quali basi gli sono stati somministrati forzatamente farmaci letali, quando mi sarà concesso di avere l’autopsia completa ufficiale sulle cause della morte“.

Manuel si trovava in carcere per scontare una condanna per resistenza a pubblico ufficiale. La notte del 23 dicembre del 2007 era in macchina con quattro amici quando la loro auto viene fermata dalla polizia stradale in un autogrill della Torino – Savona. Dalle analisi a cui i ragazzi vengono sottoposti, risulta che hanno assunto cannabis, cocaina e anfetamina. Manuel è l’unico che reagisce al fermo tentando di scappare e l’unico ad essere portato in carcere, dopo essere passato per la caserma di Savona. Viene scarcerato il 16 gennaio, quando gli vengono concessi gli arresti domiciliari in attesa del giudizio. Il 25 marzo torna in carcere a Savona per non aver rispettato gli obblighi di dimora e da quel momento, viene trasferito quattro volte: Chiavari, Torino, di nuovo Savona e infine Genova, dove resterà fino al 25 luglio 2008, giorno della sua morte.
Il referto del medico del carcere parla di decesso causato da «dinamica non definita e patologia non identificata». Il giorno dopo i giornali scrivono di un tossicodipendente morto in carcere dopo un’intossicazione da gas butano, sostanza che spesso i detenuti usano per sostituire altre droghe. Una versione dei fatti rilasciata dal carcere, ma che non sembra assolutamente stare in piedi. E’ vero infatti che Manuel aveva problemi di droga – da cui stava tentando di uscire: da qualche mese era infatti in cura presso il Sert – ma quando Maria all’obitorio, dopo le resistenze iniziali del personale del carcere, riesce a vedere il corpo di suo figlio, nota che è completamente coperto di lividi, con chiare tracce di sangue che dal naso salgono verso fronte e capelli. Segni che non può essere di certo stato il gas a lasciare, tanto più che Manuel ne era terrorizzato da quando era bambino, a causa di un incendio al forno di casa. “Da allora – spiega Maria – non si avvicinava più alla cucina, non ricaricava neanche un accendino”. Lo stesso Manuel, appena cinque giorni prima di morire, in una telefonata alla nonna aveva denunciato percosse e violenze subite in carcere. La telefonata viene però bruscamente interrotta dal centralino. Dopo quattro giorni Maria riceve una lettera, dove il ragazzo scrive “mi ammazzano di botte almeno una volta alla settimana. Ora ho solo un occhio nero, mi riempiono di psicofarmaci, quelli che riesco li risputo ma se non li prendo mi ricattano”. Il giorno dopo la terribile notizia della morte.

Una vicenda in cui nessuno sembra vederci chiaro, tant’è che lo stesso Consiglio Regionale della Liguria lo scorso ottobre ha votato all’unanimità un ordine del giorno che impegnava il Presidente e la Giunta ad intervenire presso le autorità di governo affinché venisse immediatamente avviata una commissione parlamentare d’inchiesta per fare chiarezza sulle cause della morte di Manuel. Ma fino ad oggi poco si è mosso. Maria aspetta ancora una verità che, anche se non le restituirà più Manuel, almeno servirà a fare giustizia. Aspetta ancora il momento in cui “la legge sarà uguale per tutti”.


25,Giugno.2009

A circa 11 MESI dall’UCCISIONE di mio figlio MANUEL ELIANTONIO ancora SILENZIO! Ho scritto CIRCA perché non sappiamo neanche il giorno e l’ora del decesso.Per come ho trovato il suo corpo poteva essere lì da giorni.Mi è stato comunicato il decesso telefonicamente il 25,Luglio 2008 alle h.09:23 .Quando già era all’obitorio si son presi tutto il tempo per nascondere un mostruoso delitto.Quando il direttore del carcere Mazzeo Salvatore già indagato per altri casi di Morti al Marassi di Genova dichiarava che sul corpo di MANUEL non vi erano segni di percosse non era a conoscenza delle foto che avevamo scattato di nascosto all’obitorio.BUGIARDO !Nell’interrogazione parlamentare si è discusso di far luce sulla Morte di Manuel peccato che l’esposizione dei fatti si basano su cosa? le dichiarazioni di chi?A chi hanno chiesto quando,come sono andate le cose?Ai suoi carnefici?L’autopsia dovè?Dove sono gli organi di mio figlio?Quel corpo non vi apparteneva né da vivo ancor meno da Morto come avete osato farne i vostri schifosissimi comodi.All’obitorio mi impedivano di accarezzarlo vederlo,il terzo giorno un addetto platealmente davanti ai parenti giunti per il funerale dichiara non toccatelo perche ha l’AIDS. ???Datemi le ANALISI BASTARDI ! Quando è entrato in carcere MANUEL STAVA BENE.Quanto gli avete fatto in quei quattro mesi pagherete tutto,Tutta la DISPERAZIONE che gli avete lasciato negli occhi che piangevano da morto quando gli ho detto amore sono qui MIO DIO COSA TI HANNO FATTO!VITA MIA SONO ARRIVATA TARDI!

ASSASSINI,VIGLIACCHI,INDEGNI,IMPUNITI.

Maria Eliantonio.





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