Questa mattina la polizia ha circondato il presidio No Tav di Collegno, minacciando lo sgombero. La trivella aveva terminato a tempo di record – con ritmi da 16 ore al giorno – il carotaggio e la polizia voleva che se ne andasse indisturbata. Dopo un po’ di tensione gli uomini dell’antisommossa hanno spintonato i presidianti che si erano piazzati all’ingresso. I compagni che avevano provato ad accompagnare a casa la trivella sono stati fermati dalla polizia.
Il presidio è stato smontato, il piazzale di fronte alla stazione ripulito ed è subito partita un’assemblea al vicino Mezcal squat. Per tutti è stata un’esperienza positiva di resistenza ed informazione, un utile punto di partenza per il prossimo futuro. Per quattro giorni e tre notti alla stazione di Collegno abbiamo dato vita al primo presidio permanente No Tav nell’area metropolitana di Torino, dove di soppiatto era stata piazzata una trivella per i sondaggi preliminari per il Tav.
Gli operai della RCT del gruppo Trevi hanno lavorato circondati da carabinieri, poliziotti e finanzieri in tenuta antisommossa a loro volta assediati da un numero crescente di manifestanti.
I media hanno gridato vittoria ma in valle come a Torino abbiamo dimostrato che le uniche ragioni dei si tav sono quelle della forza e, con la forza bruta, la militarizzazione di intere città e paesi, l’imposizione con blindati e manganelli, non faranno molta strada. Se per fare un buchetto devono impiegare 1000 uomini in armi gli servirà l’esercito per impiantare i primi cantieri.
In quattro giorni, intorno ai fuochi del presidio sono passate centinaia di persone: No Tav di lunga data e cittadini di Collegno desiderosi di capire. In tanti hanno portato qualcosa da mangiare o legna da ardere, segno di una solidarietà cresciuta giorno dopo giorno.
Per tre giorni, mentre la trivella sondava un terreno già più volte sondato, abbiamo informato chi passava, volantinato in piazze, mercati e scuole Ogni sera abbiamo condiviso il cibo e discusso in lunghe assemblee e in piccoli gruppi: un ‘esperienza di socialità e di autogestione preziosa per un movimento che cresce nella lotta e nella resistenza.
In almeno un’occasione i rubinetti dell’acqua sono diventati no tav e i lavori sono stati disturbati e rallentati. Ieri la polizia ha bloccato un tentativo di incatenarsi alla trivella. La prossima volta, con il crescere il movimento popolare, si potranno anche bloccare.
Oggi come nel 2005 un popolo che resiste, passo dopo passo, vince. Sarà dura ma ce la faremo.
Domani il Presidio torinese No Tav della stazione di Collegno sarà alla
marcia No Tav delle 14,30 in piazza Massaua.
Mercoledì 20
assemblea popolare No Tav – aperta a tutti per discutere e coordinare le
prossime iniziative
Appuntamento alle 21 nella sala di corso Ferrucci 65a
No Tav No trivelle
A Torino e in Val Susa stanno cercando di imporre i sondaggi per il TAV. Il Tav – Treno ad alta velocità - è un opera inutile, dannosa, distruttiva.
Un’opera che ha già devastato mezza Italia. Ovunque inquinamento del suolo, rumore insopportabile, perdita di fonti idriche, distruzione irreversibile dell’ambiente, case abbattute, città spezzate in due da muraglioni. Ogni chilometro di linea TAV costruita in Italia è costato la vita ad un lavoratore. Una montagna di soldi pubblici sono stati sottratti ai treni per chi lavora, alle scuole per i nostri figli, ad una sanità decente per tutti. Ha guadagnato chi costruisce – la lobby del cemento e del tondino, amici e destra come s sinistra, abbiamo perso noi tutti.
In molti credono che il TAV Torino-Lyon sia solo un affare valsusino ma si sbagliano: l’impatto dell’opera e dei cantieri che sarà fortissimo ovunque.
Con il nuovo tracciato il Tav attraverserà la città, taglierà in due la tangenziale, demolirà case. Ci aspettano decenni di cantieri e di disagi, per far guadagnare i soliti noti. Gli stessi che hanno distrutto le falde acquifere per fare le gallerie Tav in Mugello, gli stessi della eterna Salerno/Reggio Calabria, gli stessi che all’Aquila hanno costruito un ospedale, nuovo, “antisismico”, che si è polverizzato alla prima scossa di terremoto.
Cagnardi, l’architetto che ha preparato il progetto per Torino, ha chiamato “birillo” una casa ad otto piani sul percorso del Tav in città. Che fine fanno i birilli lo sanno anche i bambini. Nei tanti “birilli” che il Tav incontrerà sulla sua strada, ci abitano uomini, donne e bambini, gente che magari ha fatto fatica a mettere insieme i soldi per una casa che verrà espropriata a basso costo. Gli altri, quelli cui la casa non la tireranno giù, il Tav se lo vedranno (e sentiranno) sfrecciare sotto il naso.
La retorica di chi vuole l’opera ad ogni costo è piena di due parole ripetute ossessivamente perché entrino nelle teste di ciascuno di noi. Le parole sono progresso e collegamento con l’Europa: l’immagine è quella della piccola Italia schiacciata dietro la catena alpina, mentre fuori corrono veloci treni e autostrade: camion e vagoni pieni di biscotti, caramelle e copertoni che vanno in Francia mentre dalla Francia arrivano biscotti, caramelle e copertoni e in entrambe le direzioni viaggiano le merci prodotte con il sudore e il sangue dei lavoratori dell’Asia e dei mille sud di un mondo dove la globalizzazione della miseria va di pari passo con la globalizzazione delle merci.
Ma a noi, alla nostra vita, serve tutto questo?
I dati, confermati anche dai tecnici governativi, dicono di no. Una linea che collega Torino alla Francia c’è già ed è sotto utilizzata: ogni giorno ci passano 78 treni e ne potrebbero passare 210 prima che la linea si saturi e il faraonico scalo intermodale di Orbassano è utilizzato ad 1/3 della sua potenzialità perché non ci sono merci da trasportare.
Sulla Torino Lione i privati non hanno investito un euro, ma i costruttori si preparano ad incassarne milioni. Soldi pubblici, presi dalle nostre tasche.
Nel 2005 le barricate hanno fermato il Tav: i politici gli hanno riaperto la strada.
Fermarli è possibile. Anche a Torino.
Contro chi devasta il territorio e saccheggia le risorse
Per la vita, la libertà, il futuro di tutti
Presidio torinese No Tav Stazione di Collegno
No Tav Autogestione – Torino
Osservatorio Ecologico - Torino
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