sabato 31 ottobre 2009

Op. Ardesia - Scarcerati Daniele e Francesco


Ieri nell'aula bunker del tribunale di Firenze si è svolta l'ultima udienza del processo con rito abbreviato per Daniele e Francesco e l'udienza preliminare per gli altri 11 compagni e compagne di ViaDelCuore relativamente all'operazione Ardesia.
Caduto per tutti e tutte il 270 bis, sono stati condannati per rapina Daniele e Francesco rispettivamente a 4 anni e 4 anni e due mesi, mentre è stato rinviato a giudizio per rapina Leo (udienza fissata il 5 marzo 2010) dichiarato quindi ancora latitante.
Scaduti il termini per la cautelare, Daniele e Francesco sono adesso a casa liberi.
A Francesco è stata notificata la sorveglianza speciale.
Nei prossimi giorni maggiori informazioni e considerazioni.
Felici di riabbracciare i nostri compagni, il nostro affetto va a Leo ed a tutti e tutte i/le prigionieri/e rivoluzionari/e.

Tutti e tutte liberi!
Fuoco alle galere!

Anarchici ed anarchiche di ViaDelCuore

Fonte


mercoledì 28 ottobre 2009

LIBERAZIONE DI VISONI IN SPAGNA

19/10/2009 - SPAGNA
Informazioni tratte da vari media locali spagnoli (heraldodesoria.es, elperiodico.com, la opinioncoruna.es...):



Secondo quanto riportato da media locali quattro allevamenti di visoni sarebbero stati colpiti tutti la notte di domenica 18 ottobre. Uno dei quattro si trova assai distante dagli altri tre. Le gabbie aperte contenevano circa 10.000 visoni ma sembra che solo 1000 siano riusciti a scappare. Alcuni sarebbero stati anche ricatturati a 2 chilometri di distanza dall'allevamento. El Periodico riporta invece che circa 16.500 visoni sarebbero stati liberati dai 3 altri allevamenti situati tutti nella regione della Galicia. Alcuni sarebbero stati ricatturati sempre secondo i media, che inizialmente hanno minimizzato l'accaduto.
Oltre al fatto notevole della liberazione la stessa notte da quattro allevamenti di visoni è degno di nota sottolineare che per la prima volta un'associazione (Igualdad Animal) ha emesso un comunicato pubblico ufficiale di appoggio ad azioni del genere e ha preavvisato di un'investigazione sugli allevamenti di visoni in uscita probabilmente per la fine dell'anno.*



* Foto tratte da laopinioncoruna.es


Ecco una rassegna stampa in lingua spagnola di quanto accaduto:

http://www.laopinioncoruna.es/coruna-metro/2009/10/19/investigan-sabotaje-granjas-visones-abegondo/327938.html

http://www.20minutos.es/noticia/544492/0/fuga/visones/carretera/

http://www.lavozdegalicia.es/coruna/2009/10/19/00031255946472631525559.htm

http://www.elcorreogallego.es/galicia/ecg/tratan-cazar-decenas-visones-escaparon-granja-abegondo/idEdicion-2009-10-19/idNoticia-478676/

http://comunidad.laopinioncoruna.es/galeria-multimedia/Corua/Suelta-visones=
/8298/1.html
(galleria fotografica del recupero dei visoni)

http://www.heraldodesoria.es/index.php/mod.noticias/mem.detalle/idnoticia.33383




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martedì 27 ottobre 2009

Doppio attacco

24 ottobre. Per impedire un volantinaggio indetto pubblicamente dai neofascisti di Casa Pound, alle tre di pomeriggio circa 150 compagni si radunano in piazza San Carlo. Dopo un po’, qualcuno si accorge che i camerati stanno ben nascosti a un isolato di distanza, oltre il cordone di celere: i manifestanti fanno velocemente il giro dell’isolato e attaccano i fascisti di sorpresa. Di questi, una decina scappa subito, mentre tre o quattro rimangono e si prendono le botte, fino a quando la polizia non accorre in loro aiuto e respinge i gli antifascisti, dividendoli in due tronconi. Dopo qualche minuto di tensione, i manifestanti si riuniscono di nuovo in piazza San Carlo e attendono che i fascisti se ne vadano, con le pive nel sacco. Risolto il primo problema, si pensa immediatamente alla Lega Nord, che poco distante aveva allestito un gazebo con lo striscione “no alle cliniche nelle stalle” per protestare contro l’ambulatorio popolare Fatih aperto nel centro sociale Gabrio. Ma l’indegna provocazione dura ancora poco. I manifestanti si spostano velocemente in piazza Castello, e la celere colta di sopresa non riesce a impedire che il gazebo finisca a gambe all’aria, e lo striscione strappato e incendiato. La polizia per tre volte tenta di disperdere i manifestanti, caricandoli, ma questi riescono sempre a ricompattarsi e a chiedere a gran voce che la Lega se ne vada. Moltissima gente si ferma a guardare, e simpatizza con gli antifascisti. I leghisti, ormai accerchiati da una piazza ostile, ripiegano i resti del gazebo e attendono l’ambulanza che deve portare uno di loro all’ospedale, con il ghiaccio in testa e la cinghia ancora in mano: si tratta niente meno che del figlio di papà Carossa. Risolta anche la seconda questione, i manifestanti finiscono la giornata con un breve corteo spontaneo lungo via Po verso Palazzo Nuovo.Ascolta una diretta da piazza San Carlo.



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domenica 25 ottobre 2009

Cariche e botte, i centri sociali attaccano tutti


di andrea rossi

TORINO

Due ore ad alta tensione in pieno centro, di sabato pomeriggio. Oltre cento autonomi, anarchici e ragazzi dei centri sociali schierati contro Casa Pound, l’organizzazione di estrema destra, e un gazebo della Lega Nord in piazza Castello. In mezzo, la polizia, a cercare di tenere lontani i gruppi ed evitare scontri feroci. Cariche di alleggerimento, e poi bastoni, cinghie, insulti e minacce. Tutto intorno la folla del sabato pomeriggio. Il pomeriggio termina con quattro feriti - tre militanti del Carroccio e una passante - e una sfilza di denunce in arrivo.

Del gazebo della Lega restano i brandelli. Dello striscione contro l’ambulatorio medico aperto dentro il centro sociale Gabrio («una stalla») è rimasta una chiazza nera a terra. L’hanno bruciato. È buio, piazza Castello si svuota. Il furgone bianco dei leghisti è sparito da un pezzo. Le camionette della polizia rincasano lente.

Ultima immagine di un pomeriggio ad alta tensione: autonomi, anarchici e centri sociali contro Casa Pound, l’organizzazione di estrema destra, in piazza Castello; poi contro i giovani della Lega in piazza Castello; infine contro leghisti e neo-fascisti insieme, un cordone di polizia in mezzo, migliaia di passanti intorno. Botte, minacce, spranghe e cinghie, nel cuore del sabato pomeriggio, la piazza chiusa al traffico per un paio d’ore. Finisce con quattro feriti lievi: tre militanti leghisti tra cui Riccardo Carossa, figlio del consigliere comunale della Lega Mario, e una passante.

Casa Pound, una decina di persone, ha organizzato un banchetto e un’azione di volantinaggio in piazza San Carlo. La contro mobilitazione scatta immediata poco dopo le tre del pomeriggio. Una cinquantina di autonomi e anarchici irrompe in piazza. Sono decisi a impedire la manifestazione del drappello di Casa Pound. Nel giro di un’ora diventano più di cento. E la polizia deve intervenire per evitare che i due blocchi entrino in contatto. Una serie di piccole cariche fa ripiegare gli autonomi. I giovani di estrema destra si spostano di qualche isolato, davanti al museo Egizio, quelli dei centri sociali li inseguono. Ancora cariche degli agenti per impedire lo scontro. La polizia spinge il corteo antagonista verso piazza Castello, proprio dove i giovani della Lega hanno montato un gazebo.



Altri momenti di tensione. Volano accuse: «Chiudere i centri sociali». «Razzisti. Andatevene a casa». Alcuni autonomi e anarchici lanciano uova, altri - facce coperte dalle sciarpe - si avventano sul gazebo e lo fanno a pezzi. I leghisti si armano di cinghie, impugnano i sostegni del gazebo come bastoni. Calano mascherine e fazzoletti verdi sul volto. In mezzo ai giovani padani - una quindicina - c’è la deputata Elena Maccanti. Anche il capogruppo in Comune Mario Carossa brandisce una cintura. Più tardi dirà: «Rivendico il diritto di difendermi. Non potevo stare lì a prendere botte». Il gruppo di Casa Pound arriva a dare manforte ai leghisti. I poliziotti riemergono da piazza San Carlo e cercano di separare i due gruppi. Vola qualche manganellata. Una colpisce alla nuca un ragazzo della Lega. Lo scontro è questione di pochi secondi. I due gruppi si fronteggiano separati dal cordone di polizia. Tra i più caldi Ambrosie Soha, ivoriano, militante leghista. In serata l’europarlamentare Mario Borghezio accusa: «Contro Soha c’è un razzismo di sinistra. L’hanno aggredito solo perché africano e della Lega».

E mentre il capogruppo alla Camera Roberto Cota chiede di «adottare tutte le misure necessarie per contrastare questa violenza contro la Lega» gli antagonisti parlano di «giornata importante». «Vogliamo ribadire che non accettiamo che i neonazisti possano mettere piede a Torino», dice un loro portavoce. «La manifestazione si è ingrossata nel corso della giornata mostrando l’insofferenza alle idee e ai metodi della Lega». «Chi quotidianamente sparge i semi della violenza e dell’intolleranza non può che raccogliere quello che semina», aggiunge Vincenzo Chieppa, segretario dei Comunisti italiani. Il questore Aldo Faraoni arriva in piazza Castello. In Questura si visionano i filmati della battaglia in centro. Poi arriveranno le denunce.

giovedì 22 ottobre 2009

Torino - Il nulla avanza. Ora inizia ad essere troppo, è ora di riciclarlo! | Sullo sgombero del Velena

Nel regno immaginario di Fantàsia, descritto da Ende nel romanzo La storia infinita, il Nulla (das Nichts) è il "non luogo" per eccellenza. Un luogo che è quasi un personaggio: entità fluida in espansione e movimento, avanza inesorabile ed inghiotte porzioni sempre maggiori del regno. Chi si avvicina ai suoi confini sente la spinta irrefrenabile a buttarvisi dentro e solo con un grande sforzo di volontà ci si può allontanare; molti esseri viventi vi si precipitano dentro volontariamente, spinti dalla propria mancanza di speranza. (wikipedia, enciclopedia libera. Per ora)

Torino, ore 6 di un grigio mattino di ottobre nel quartiere Aurora, circoscrizione sette, corso chieri 19, Velena Squat.
Il Nulla è anche qui. Un nuovo sgombero nella repressa t'orino gli ha fatto spazio. Ora avanza sempre più.

Si sono presentati in forze all'alba, nel solito assetto antisommossa per tutelarsi dal freddo, sbirri, carabicchieri e frigos (e oggi ci han dimostrato che la classe con cui picchiano le ragazzine loro, pochi altri l'hanno...), tirando di forza giù dal letto due occupanti.
I compagni dopo una strenua resistenza sul tetto e dopo aver visto svanire le tegole che li sorreggevano hanno optato per scendere e accudire i due amici a quattro zampe che facevano loro compagnia, terminando per ora la seconda esperienza del Velena Squat.
La casa occupata nei pressi di Corso Casale era stata occupata una prima volta il 28 febbraio 09, sgomberata il 25 marzo e rioccupata due settimane dopo, risistemando il tetto lasciato aperto dal violento intervento atto a sgomberarli. Infatti una delle ultime strategie comunali, nel caso di immobile occupato senza alcun progetto di destinazione d'uso da parte del comune, prevede un veloce e immediato sgombero e l'eliminazione del tetto per far marcire così la casa e dissuadere da successive rioccupazioni.

Lo sgombero rientra nel piano di riqualificazione della città paventato un mese fa, in particolare quello della circoscrizione sette, dove sul "territorio" esiste da anni sia l'Asilo Occupato di via alessandria, che l'Askatasuna di corso regina, la caserma occupata dai profughi di Via Bologna, ora la caserma di Via Asti e fino ad oggi il Velena. Nel quartiere però governa il tal signor Ramasso, presidente di circoscrizione e succube del potestà Chiamparino e i suoi accoliti, Mauro Viano tra i primi, che preferiscono dar spazio alla repressione quotidiana per dare una pulita e nuova immagine di quartiere residenziale fighettoStyle, il "Nulla Quartiere" se vogliamo parlare come Ende.
Per cui via al giro di vite, si incomincia con il "restauro" dei vecchi casermoni popolari e industriali, trasformati in loft (vedi tutta la zona intorno al nuovo rumorosissimo cineporto di via cagliari e su cui volendo si possono tirare fuori scheletri da una fabbrica di armadi) venduti a millemila euro per metro quadro, o alla zona Ex Enel venduta alla Lavazza per fare il nuovo polo caffèufficio del gruppo, per ora come sempre abbandonata al NULLA. Riapre il BIG, discoteca storica, a cui è concesso tutto (a differenza degli sporchi squatter, che diversamente dal pubblico della discoteca non votano, non fanno lucro, non sputtanano in cazzate quello che producono, o quasi), loro figli del Nulla possono bloccare la parte pedonale di Corso Brescia e stopparne il traffico per far parcheggiare i giganteschi SUV dei superproduttori dal naso tirato in tripla fila, ruomereggiando tutta notte per cinque notti su sette fino all'alba. Nasce un assurdo decreto antibivacco che obbliga tutti i minimarket stranieri a chiudere prima, del resto non potendo vendere che senso ha rimanere aperti? In realtà il vero non senso è questa nuova legge che impedisce di assaggiare quello che si compra al mercato... ma il Nulla si sa, è assurdo.

Mork, l'inviato di coloro che hanno deciso di distruggere Fantàsia tramite il Nulla, spiega la sua natura: "
Fantàsia muore perché la gente ha rinunciato a sperare, e dimentica i propri sogni, così Il Nulla dilaga, poiché esso è la disperazione che ci circonda. Io ho fatto in modo di aiutarlo, poiché è più facile comandare chi non crede in niente"

Ed è questo ChiampaMork ci vuole imporre, di non credere in niente, per poterci comandare dopo che il Nulla ha dilagato.
Sta a noi bloccarlo, con la fantasia, con i nostri sogni e con l'azione diretta.
Del resto con noi abbiamo l'Auryn, il gioiello dell'infanta imperatrice donato per contrastare il Nulla, e sui cui quattro parole sono incise:
"FA' CIO CHE VUOI"

Ad ogni sgombero, 10 100 1000 occupazioni, sempre solidali con il Velena Squat

Amici di Bastiano Baldassarre Bucci


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martedì 20 ottobre 2009

Una Storia di ordinaria follia In un paese sul baratro del Regime!

Quella, di cui vogliamo renderVi partecipi, è l'ennesima storia di ordinaria Follia perpetrata dai “tutori dell'ordine” in un paese che, passo dopo passo, si sta avvicinando sempre di più ad una nostalgica epoca di regime dal sapor di ventennio.

Il protagonista di questa vicenda, di nome Federico stava recandosi in quel paradiso terrestre rappresentato da Valle Vegan. Siamo in un tranquillo e soleggiato pomeriggio di metà settembre, in zona Bellegra. Il nostro Federico è in attesa di alcuni ragazzi siciliani che, come lui in ritorno dall'incontro di liberazione Animale tenutosi a Bologna, avrebbero dovuto dargli un passaggio fino alle Valle.

Mentre aspetta, nei pressi di un parchetto in zona Bellegra... ecco giungere, come un fulmine a ciel sereno (non è mai bello incontrare i servi armati dal sistema) una pattuglia di “valenti” carabinieri. I secolari servitori si presentano al nostro protagonista, Il quale pensa: “ Ecco, il solito controllo!” e invece... Ma andiamo con ordine...

La pattuglia, passa di fronte al nostro eroe, lo sorpassa... E, ritorna indietro si accosta, dalla vettura provengono stralci di un linguaggio gutturale incomprensibile. Per farsi meglio capire i due scendono dalla macchina...

Servi: ” E allora? Che ci fai qui??”

Federico: “ Nulla, facevo un giro!”

Servi: “ Sicuro che non stavi andando al casale di Valle Vegan?”

Ora viene naturale porsi un paio di quesiti:

  1. Perchè non sia possibile starsene seduti in un giardino alle tre di pomeriggio?

  2. Perchè tanto astio nei confronti di una realtà come Valle Vegan?

Tanto per farsi riconoscere, gli energumeni, iniziano a fare illazioni su detenzione di stupefacenti e simili... Quasi, fosse scontato che uno seduto in un parco non possa fare altro che spacciare?!? E procedono con le perquisizioni di rito, nel frattempo arrivano i ragazzi siciliani... La situazione inizia a farsi tesa. Con la scusa di evitare sguardi indiscreti i carabinieri “invitano” tutti a recarsi nella vicina caserma. La macchina dei carabinieri fa strada, a seguire, il furgone siculo con a bordo il nostro protagonista, ha dovuto subirsi la fetida vicinanza di uno dei servi che ha voluto salire a bordo con loro!

Arrivati in caserma, hanno dovuto prendere atto, nelle loro inutile cartacce, dell' assoluta mancanza di stupefacenti addosso al nostro eroe, agli altri ragazzi e sul furgone! E quindi decadono tutte le loro insensate accuse!

E qui, entriamo nella vera “fantapolitica” di questa storia, non avendo nulla a cui potersi appellare i valenti schiavetti del nuovo regime, esumano dagli archivi una legge dal sapor di ventennio... Il famigerato decreto Rocco (legge nr.1423 del '56). Quindi dopo aver passato due ore nella caserma dei carabinieri di Bellegra, i nostri, vengono trasferiti nella questura di Colleferro dove verrà redatto l'atto del “foglio di via” con cui il nostro eroe viene obbligato al rientro nel comune di residenza entro 48 ore, pena l'arresto!

Il tutto avviene, tra ilari battute del funzionario schiavo “siediti! Cosa vuoi fare? Crescere!” battuta, “decantata” tra le boccate di sigaro!

Per finire in bellezza, a Federico viene suggerito di recarsi alla questura di Roma dove richiedere i fondi destinati a sovvenzionare chi, dietro il “foglio di via” è obbligato al rientro forzato! Peccato che dopo la simpatica scampagnata Colleferro-Roma al nostro eroe verrà fatto notare che tali fondi non esistono e gli viene suggerito di prendere il treno e farsi fare il verbale!!!

Fine della fiera: 279€ di contravvenzione!

Tirando le somme di questa disavventura, possiamo solo sottolineare come il bel paese stia sprofondando nel regime più becero! Adesso la questione è in mano ai legali che stanno portando avanti un “ricorso gerarchico” contro un sistema costruito “ad hoc” per imprigionarci e omologarci!



lunedì 19 ottobre 2009

Roma - Volantino distribuito al corteo nazionale antirazzista di sabato 17/10/09

TEMPI S(I)CURI: STORIE DI AL-LODO-LE E SPECCHIETTI

Con la recente approvazione del pacchetto sicurezza le ronde razziste sono una realtà, l’immigrazione clandestina è un reato e i rastrellamenti polizieschi sono all’ordine del giorno. Nei Centri di Identificazione ed Espulsione (C.I.E., ex C.P.T.), in cui si può finire per il semplice fatto di essere stranieri e non necessari ad ingrossare le fila degli sfruttati, il periodo di “permanenza” è stato allungato da due a sei mesi. In queste iscariche umane della democrazia, gestite dalle forze dell’ordine con la complicità attiva di associazioni paramilitari come la Croce Rossa Italiana (presente nel C.I.E. di Ponte Galeria a Roma e in molti altri CIE), e cure negate, gli stupri e i ricatti sessuali, le morti, la repressione violenta delle rivolte e l’indifferenza verso gesti disperati di chi, lì dentro, sente di non aver più nulla da perdere, rappresentano la quotidiana banalità di questi lager. Questo panorama terrificante, ormai prassi consolidata, dovrebbe muovere ad una reazione attiva non solo gli antiautoritari ed anticapitalisti (perché di effetti dell'evoluzione autoritaria dello sfruttamento capitalista si sta parlando), ma chiunque non si senta disposto a barattare ogni minimo residuo di libertà con il distorto miraggio della vita “sicura”, propagandato dalla politica istituzionale. Eppure la coscienza e la sensibilità dei più sembra ormai rassegnata a riporre ogni speranza di riscatto nella magistratura e negli organi di controllo democratico, come unico scudo contro le prepotenze di una classe dirigente corrotta e incapace.

Ma la stessa magistratura a cui si plaude per essersi pronunciata contro Berlusconi è quella che ha condannato in appello, con pene tra i 6 anni e mezzo e i 15 di carcere, dieci degli imputati per gli scontri del G8 del 2001 a Genova. Quella magistratura che, soffermandoci solo sul G8 genovese, ha assolto i vertici della polizia che avevano ordinato le brutali cariche di piazza, il massacro della scuola Diaz e le torture nella caserma di Bolzaneto, condonando allo stesso tempo le pene ai servi in divisa che eseguirono quegli ordini con le proprie mani. Quella stessa magistratura che, come Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (?!), ha definito “legittima difesa” l’esecuzione di Carlo Giuliani. In quei giorni migliaia di persone hanno preso di mira i simboli del capitalismo (attacchi alla proprietà per cui oggi in dieci si ritrovano a dover scontare pene da omicidio) e si sono difese con determinazione dalla mattanza a cielo aperto messa in atto dai corpi di polizia; mentre altrettanti, e anche di più, si erano recati a Genova con l’illusione di poter manifestare le proprie idee protette unicamente dallo scudo della “democrazia”. La malafede di alcuni personaggi ha voluto far credere che se questa illusione si è infranta sui manganelli, gli anfibi e i proiettili dei celerini, è solo per colpa di pochi provocatori violenti vestiti di nero. Ma le ossa rotte di chi alla Diaz è stato aggredito nel sonno, o di chi è finito nella caserma degli orrori di Bolzaneto in seguito a rastrellamenti sommari, ci dicono chiaramente il contrario. Ovvero che la democrazia, una volta dimessa la maschera dei diritti, mostra la propria natura nuda e cruda di potere repressivo violento, e che di fronte a ciò il fare della non-violenza e della non-reazione un valore non fermerà mai chi della violenza detiene il monopolio. Nei momenti in cui la pacificazione sociale va in crisi è proprio colpendo indiscriminatamente che il potere tenta di porre un deterrente alle potenziali spinte verso la ribellione e il cambiamento.

Oggi nel mirino ci sono i migranti inutili al mercato del lavoro, chi occupa case, chi contesta il capitalismo e l’ autorità dello stato autogestendo la propria vita e le proprie lotte, ma in un domani non troppo lontano anche la protesta contro qualsiasi decisione imposta sulle nostre teste dalle istituzioni si troverà ad affrontare la democrazia vestita delle divise e le armi dei suoi corpi militari. E noi? Aspettiamo il magistrato che chiuderà i C.I.E., il parlamento che donerà la cittadinanza universale, il TAR che fermerà la costruzione di inceneritori e centrali nucleari cancerogene, il tribunale che processerà i criminali delle guerre umanitarie? Forse un giorno leggeremo in un “Libro nero della democrazia” gli orrori quotidiani a cui oggi pensiamo di non poterci opporre, e diremo anche: “noi lo sapevamo…”

LA LIBERTÀ NON SI SENTENZIA, SI
CONQUISTA!


Anarchici e anarchiche

Roma, 17/10/2009


mercoledì 14 ottobre 2009

RIFLESSIONI SU UN EPISODIOPIUTTOSTOCOMUNE E SULLA REPRESSIONE


Mi è successa una cosa strana (ma normale). Insieme ad alcuni amici ho incontrato Sergio Cofferati per la strada e, avendo visto coi miei occhi come ha ridotto la città di Bologna, gli ho urlato qualche insulto. Immediatamente sono spuntate le forze dell'ordine e mi hanno portato in questura. Dopo un'attesa di alcune ore mi è stato consegnato un foglio di via da Genova valido per 3 anni (articolo del codice Rocco, biennio fascista, rivisto nel '56). Se vogliamo sforzarci di prendere seriamente quanto scritto su quel pezzo di carta (igienica) dobbiamo credere che la motivazione principale sia stata proprio... l'insulto a Coffee.

In realtà in questi giorni una pioggia di “avvisi orali” (sempre codice Rocco) è caduta sugli anarchici genovesi; se a me non è arrivato l'avviso orale è perché mi sono trasferito in questa città da pochissimo tempo e mancavano delle motivazioni (anche ridicole) per affibbiarmi tale provvedimento. E' dunque ovvio che il mio foglio di via era già pronto sui computer della questura, le uniche righe lasciate in bianco erano quelle riguardanti la causa del provvedimento. Mi sento ferito nell'orgoglio: l'unica ragione che ho saputo fornire loro fino ad ora è una “aggressione verbale a una personalità pubblica”. Se lo avessi saputo prima prima avrei almeno... beh, meglio non scriverlo quello che avrei fatto.

Entrambi i provvedimenti – foglio di via e avviso orale, articoli 1 e 2 – sono misure preventive che il questore può applicare arbitrariamente a persone che a suo parere turbano la pubblica sicurezza o la moralità. Entrambi gli articoli impongono all'interessato di mutare radicalmente il proprio stile di vita, le proprie frequentazioni, i propri affetti, la propria etica, le proprie opinioni, adeguandosi a quella che è considerata una Condotta Normale, cioè un modello comportamentale che non sia pericoloso per l'ordine costituito. L'avviso orale lo fa permettendo alla persona di restare nel luogo geografico dove si trova, ma sotto la minaccia di diventare un “sorvegliato speciale”, misura alquanto pesante, qualora non chini la testa; il foglio di via intima di togliersi materialmente dai coglioni, con la minaccia di arresto da uno a sei mesi per ogni infrazione. Come qualsiasi altra misura di prevenzione che non preveda la reclusione in un carcere o in altre simili istituzioni (leggi arresti domiciliari, obblighi di dimora, semilibertà, etc), questi provvedimenti ci chiedono addirittura di sorvegliare e reprimere noi stessi, divenendo per metà reclusi e per metà secondini. Non leoni chiusi in una gabbia d'acciaio, ma impiegati incravattati rinchiusi dalle sbarre della paura, che si comportano da bravi bambini senza nemmeno avere la scusa di essere costretti a farlo. Non corpi costretti non da mura e catene, ma menti rinchiuse dalle minacce di provvedimenti futuri. Il prigioniero non viene costretto a non agire, ma a scegliere di non farlo, forse perfino a non voler agire. Questo tipo di repressione, quando funziona, è la più fine e la più profonda che un potere possa attuare. Purtroppo per il potere, non è detto che funzioni. Ciò che i questori e i magistrati non sono in grado di comprendere è che l'etica di un individuo è si mutabile, ma deve nascere dalle nostre pulsioni e non dalla legge dello stato o da una morale esterna a noi.

I tutori dell'ordine hanno sempre represso tutti coloro che non si adeguano alle regole scritte e non scritte. Perché la macchina dello sfruttamento dell'uomo, di ogni specie vivente e dello stesso pianeta possa perpetrarsi indisturbato occorre che gli ingranaggi girino bene, fluidamente, nel verso giusto, che non gli salti in testa di spostarsi. Gli ingranaggi siamo noi. Tre ordini ipnotici risuonano nei nostri cervelli, tre mantra tesi al mantenimento della stabilità dell'esistente: Produci! Consuma! Crepa! Fortunatamente nelle menti di alcuni di noi echeggia pure un'accorata risposta: Ma vaffanculo! Chi ha ancora una volontà propria, dei sentimenti e una ragione si rifiuta di transitare in fila indiana sulle rotaie dell'obbedienza e del conformismo ciechi. Ecco un elenco di cose che mi rifiuto di fare: Chiudere gli occhi di fronte a qualsiasi merdata; Sacrificare il mio tempo e i miei interessi per arricchire un padrone in cambio di pochi spiccioli; Fare shopping per combattere la noia; Aver paura degli immigrati. E chi se ne frega se per questo non rientro – come sarebbe saggio fare – nelle schiere dei Normaloidi, i cui comportamenti non sono censurati e le cui “opinioni” sono certificate da un qualche partito o da un qualche personaggio televisivo. Preferisco starne fuori, anche se quel Fuori è temuto e represso. E' una massa di individui bollati con un'etichetta detestata, o accettata solo sulla carta: anarchici, ribelli vari, stranieri, omosessuali, barboni, cosiddetti pazzi... troppo lungo sarebbe l'elenco, che include chiunque per scelta o per impossibilità non rientri nei ranghi degli sfruttati pacifici. Individui costantemente sorvegliati, spiati, minacciati, giudicati, repressi con mezzi informali (droghe, incitazione alle guerre tra poveri...) e formali (carcere, CIE, comunità...). Non è una differenza da poco quella che divide gli esclusi da chi ha scelto liberamente di essere contro. I primi sono vittime dell'esistente, i secondi sono nemici. E' un passaggio che occorre compiere: prendere coscienza e combattere per la fine dell'oppressione, per cessare di essere esclusi o schiavi obbedienti.

Non scriverò qui se ho intenzione di adempiere o meno all'obbligo di lasciare Genova, ma sia chiaro che ovunque sarò non cesserò di lottare, coi mezzi che di volta in volta riterrò opportuni, perché si realizzi il peggior incubo delle forze dell'ordine e dei loro padroni: un mondo senza gabbie.

Fede



domenica 11 ottobre 2009

G8 2001 - Assolti Mortola e De Gennaro



"G8. Lo stato assolve se stesso
"
Ecco la foto scattata da un reporter di passaggio in centroa Torino...

Sui muri di Torino qualcuno ha commentato la recente notizia dell’assoluzione di Gianni De Gennaro, allora capo della polizia, e Spartaco Mortola, allora alla Digos di Genova, oggi vicequestore a Torino.

Sulla sede RAI in via Verdi è comparsa la scritta. “G8. Lo Stato assolve se stesso”.

…e premia i suoi servi più fedeli: tutti i responsabili della mattanza al G8 genovese sono stati premiati con una carriera sfolgorante.


È la democrazia... La democrazia reale.






"Un morto lì un Mortolà".

Questa scritta è comparsa sui muri del Fenix


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IMPUNITA' E VERGOGNA

L’ex capo della polizia e un vice questore sono stati scagionati dall’accusa di avere spinto l’ex questore di Genova a testimoniare il falso nel processo per le violenze, i falsi e gli arresti ingiustificati alla scuola Diaz. Ne prendiamo atto. Ma la sostanza non cambia: i testi delle intercettazioni si commentano da soli.

Forse non sono sufficienti a costituire una prova sotto il profilo penale, ma sono in perfetta sintonia con la condotta tenuta dai vertici della polizia di stato nei processi seguiti al G8 di Genova: rifiuto di assumersi le proprie responsabilità davanti ai cittadini; rifiuto di collaborazione con i magistrati; ostacoli sistematici al corso della giustizia. I pm al processo Diaz hanno parlato di comportamento omertoso del vertice di polizia.

Si è cercato o ottenuto l’impunità, soprattutto ai gradi più alti della scala gerarchica, e sono state concesse scandalose promozioni ai dirigenti di grado più alto imputati a Genova. Nei soli processi per Diaz e Bolzaneto sono comunque arrivate 29 condanne, a riprova - se mai ve ne fosse bisogno - delle brutalità e degli scempi compiuti da uomini in divisa nel luglio 2001. In aggiunta la Corte Europea per i diritti dell’uomo ha condannato lo stato italiano a risarcire la famiglia di Carlo Giuliani, ucciso da un carabiniere assolto senza processo.

Come cittadini ci vergogniamo per questo degrado morale e civile, e per le protezioni garantite da tutti i governi che si sono succeduti, ma chi ha avuto e mantiene ruoli di responsabilità ai vertici della polizia di stato, anche se assolto, dovrebbe arrossire molto più di noi.

Genova, 7 ottobre 2009

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Assolti per non aver commesso il fatto l'ex capo della Polizia Gianni De Gennaro e l'ex dirigente della Digos di Genova Spartaco Mortola accusati di aver indotto alla falsa testimonianza l'ex questore di Genova Francesco Colucci in riferimento all'irruzione della Polizia nella scuola Diaz durante il G8 del 2001. Mentre Colucci e' stato rinviato a giudizio.
L'ex capo Gianni De Gennaro non era presente alla lettura del dispositivo mentre era in aula Spartaco Mortola. Lo scorso luglio il pm Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini, titolari dell'inchiesta, avevano chiesto due anni di reclusione per De Gennaro e un anno e quattro mesi per Mortola.

Quindici minuti di camera di consiglio
E' durata poco piu' di un quarto d'ora la camera di consiglio per la decisione su Gianni De Gennaro e Spartaco Mortola.
Il processo celebrato con rito abbreviato stamani si e' svolto a porte chiuse. Anche i difensori di Mortola hanno espresso soddisfazione per la sentenza. "E' stato dimostrato - ha detto l'avvocato Pier Giovanni Iunca - che De Gennaro e Mortola non c'entravano nulla e' quello che abbiamo sempre sostenuto".

Parte civile: aspettiamo le motivazioni
"Aspettiamo le motivazioni, mi stupisce di piu' l'assoluzione di Mortola per cui c'era una prova piena esistendo le intercettazioni dove istruiva Colucci su cosa dire. Telefonate perfettamente riportate poi nel processo. Come poi si possa pensare che sia colpevole chi fa una falsa testimonianza e non chi lo induce ce lo spieghera' la motivazione": lo ha dichiarato il legale di parte civile, l'avvocato Laura Tartarini commentando le assoluzioni di Gianni De Gennaro e Spartaco Mortola.

_ Articoli on line
_Intercettazioni Colucci/Mortola

-Fonte-


FRANCESCO MASTROGIOVANNI sospeso dirigente psichiatria Asl Salerno e altri sei!

Il giallo del maestro «anarchico» morto durante il ricovero coatto (19 agosto 2009)

SALERNO – È stato sospeso dall’incarico il direttore del Dipartimento di Psichiatria della ex Asl Salerno 3, Michele Di Genio. La decisione è stata presa da una commissione d’indagine della stessa Asl di Salerno nominata per indagare sulla morte di Francesco Mastrogiovanni, maestro di scuola elementare di 58 anni deceduto il 4 agosto nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Vallo della Lucania. Di Genio, che resta al suo posto di primario del reparto di psichiatria del nosocomio vallese, è indagato dalla Procura di Vallo della Lucania con altri sei medici del reparto dell’ospedale.

LINEE GUIDA – Al centro dell’indagine le cause della morte dell’insegnante, che potrebbe essere deceduto dopo essere rimasto immobilizzato a letto, legato mani e piedi, per quattro giorni. «Tra le motivazioni della sospensione da parte della commissione – ha spiegato Di Genio – vi sarebbe la non vigilanza sull’operato dei medici del reparto e l’assenza di linee guida precise all’interno del Dipartimento. Voglio far presente che le linee guida sono state inviate da me al dottor De Leo, presidente della Commissione d’indagine e direttore del Dipartimento di salute mentale della ex Asl Salerno 2, dunque mio pari grado. A quanto mi risulta, nella relazione della commissione non vi è traccia di esse, nonostante siano state regolarmente formalizzate nel 2006 con apposita delibera».

«MAI CONVOCATO» – «Non sono mai stato presente in reparto nei giorni in cui si sono verificati i fatti – ha proseguito Di Genio – ma, a parte ciò, in questi mesi non ho avuto la possibilità di chiarire le mie controdeduzioni, poiché non sono mai stato convocato dalla commissione». «Le aberrazioni e le stravaganti decisioni della commissione d’indagine verranno impugnate nelle sedi idonee – ha aggiunto Antonio Fasolino, legale di Di Genio -. Certo è quantomeno bizzarro che esse giungano prima di qualunque pronunciamento da parte dell’autorità giudiziaria, che tra l’altro non ha preso alcun provvedimento nei confronti del mio assistito».


-Fonte-

venerdì 2 ottobre 2009

BAARIA: LA SOFFERENZA CHE NON RIUSCIAMO A VEDERE…

In una scena del film Baaria di Giuseppe Tornatore viene mostrata l’uccisione realmente avvenuta di un bovino che viene colpito alla testa con un punteruolo conficcato nella fronte dell'animale. L'animale si accascia a terra e ancora cosciente gli viene tagliata la gola, il sangue zampilla in modo copioso mentre l'animale batte le palpebre e si muove leggermente fino a morire, alcune persone lo raccolgono in tazze per farlo poi bere ad un personaggio del film.
In questa vicenda, la voce della vera vittima rimane inascoltata, fra i rumori assordanti degli spot del film e degli annunci di candidature agli oscar.
Vogliamo che questo grido di dolore emerga chiaramente, che sia udibile dalle orecchie di chi entrerà nelle sale pensando di vedere soltanto un'opera cinematografica e ne uscirà sapendo che in quest’opera un essere sensibile come lui è stato filmato impietosamente durante la propria agonia non per mostrarne la sofferenza, ma per strumentalizzarla a fini artistici.

DIALOGO FRA UN DISPERATO E LA SORDITA' *



Baaria... un suono antico, una formula magica, una chiave....
... "dove sono? ho paura... fatemi uscire! ho paura!" ...

La sola in grado di aprire lo scrigno arrugginito in cui si nasconde il senso del mio film più personale....
... "perchè mi avete chiuso in una scatola? aprite, vi prego..." ...

Una storia divertente e malinconica, di grandi amori e travolgenti utopie.
... "che avete fatto a mia madre? fatemi uscire!" ...

Una leggenda affollata di eroi...
... "aiuto!" ...

è una commedia perchè prevale una vena ironica molto forte
... "nessuno mi sente?" ...

un vissuto ricordato con una visione molto affettuosa
... "tremo... guardatemi!" ...

un film che diverte e che emoziona
... "sono qui! non mi vedete?" ...

ma che nello stesso tempo ci fa riflettere su temi che non sono necessariamente consci
... "da quanto tempo mi trovo qui? ditemelo! cosa mi volete fare? perchè sono in una scatola?" ...

un film molto sincero...
... "mi scoppia la testa... perchè non posso muovermi?" ...

una scelta prodotta da una ricerca, da un lavoro in cui l'istinto ha avuto un ruolo determinante
... "ho voglia di camminare... perchè non posso camminare?" ...

confesso che spesso il mio istinto mi fa fare le scelte giuste, sono io che a volte non so coglierlo bene
... "il mio corpo si sta atrofizzando. ma voi non vedete? perchè non mi guardate?" ...

La lavorazione, durata più del previsto, ha già fatto storia, e intorno al film l’alone di fascino è cresciuto
... "ma quanto tempo è passato? un mese? un'ora? un anno?" ...

Baaria... Poche centinaia di metri, tutto sommato. Ma percorrendole avanti e indietro per anni, puoi imparare ciò che il mondo intero non saprà mai insegnarti
... "questo posto è senza tempo... mi sdraio qui... smetto di urlare... tanto nessuno sente..." ...

Ma sono importanti, e molto, anche l’amore, l’amicizia, l’inganno, l’ironia, il tradimento.
..."tanto sono invisibile. io non esisto." ...

C’è il tono della commedia, eppure il respiro della narrazione, con tutte quelle facce e quei luoghi e quell’affetto dei ricordi.
..."sono stanco. i miei occhi sono stanchi. le mie zampe sono stanche. la mia disperazione è stanca."...

il cinema ha contribuito a sensibilizzare le coscienze sui grandi problemi.
..."lasciatemi dormire, vi prego. non mi svegliate mai. lasciatemi sognare. lasciatemi scappare"...

il cinema è sacrificio e dedizione
..."avete stuprato la mia vita. avete stuprato il mio corpo. avete stuprato i miei sentimenti, i miei rapporti, mia madre. Mi avete calpestato e distrutto... ma almeno non svegliatemi. lasciatemi vivere nei sogni, lasciatemi correre... almeno nei sogni"...

il film si propone non solo come opera cinematografica, ma anche come laboratorio per un’idea, quella della valorizzazione delle lingue materne, che e’ molto piu’ che una provocazione.
..."lasciatemi piangere da solo, portatevi via i vostri occhi sezionatori. lasciatemi almeno la dignità della solitudine. lasciatemi la stanchezza, il silenzio. il tempo ve lo siete presi voi. le mie lacrime, le avete buttate via come spazzatura. le mie grida, non le avete sentite. e io non ho più voce... il mio corpo è un oggetto in mano vostra. Mia madre... ve la siete portata via. avete cancellato i prati. avete cancellato il tempo. avete cancellato me. vi siete presi la mia dignità... non avete più il diritto di chiedermi nulla, ormai. Lasciatemi dormire ora, mentre il mondo scompare"...

che sia il mio film della maturità o meno non lo so, in ogni film che faccio cerco sempre di fare il meglio che posso, naturalmente
..."mi arrendo. lasciatemi qui, lasciatemi dormire"...

è comunque un privilegio assoluto realizzare un'opera del genere con questi mezzi, con questa imponenza produttiva
...che succede ora? perchè mi mettete una corda al collo? ho paura... ma che volete farmi? lasciatemi! lasciatemi stare!"...

un film monumentale, ...
..."dove mi state portando? lasciatemi... ho paura... vi prego... basta... perchè? ditemelo! perchè? lasciatemi, basta..."...

...ambizioso e fortemente sentito
..."ho paura! cos'è quella lama? non voglio morire, ho paura!"...

È una scena che volevo fortemente, non potevo eliminarla, era troppo importante. Abbiamo provato con gli effetti speciali ma non era la stessa cosa. Allora abbiamo cercato un mattatoio attivo e siamo entrati con una troupe, abbiamo travestito i lavoratori del posto con gli abiti del film e abbiamo girato una scena quasi come se fosse un documentario. Vorrei precisare che quella scena, dal vivo, avviene 5, 6 volte al giorno
..."ora guardatemi. Guardate i miei occhi, ora. guardateli bene, mentre vi rubate il mio ultimo sguardo. Guardate il mio corpo. guardatemi, ora che non avete più niente da prendermi. guardatemi bene, ora che vi siete presi anche il mio ultimo respiro. Guardate me e guardatevi. guardatevi... guardate che cosa siete capaci di non vedere"...

*Le parole pronunciate dalla prima delle due voci sono tratte da spot del film, interviste al regista Tornatore o sue dichiarazioni
http://empatia.noblogs.org
fonte
empatia.animale@gmail.com